venerdì 9 settembre 2016

"Ultime conversazioni": il mio personale commento (Raffaella)

Benedetto XVI, "Ultime conversazioni", a cura di Peter Seewald, Garzanti

Carissimi amici,
ho finito qualche ora fa di leggere "Ultime conversazioni". Giusto il tempo di prendere qualche appunto e di riordinare le idee ed eccomi qui a scrivere un commento personale con cui condivido con voi le mie impressioni.
Naturalmente il libro va letto per intero e ciascuno di noi ne ricaverà un proprio insegnamento, però penso che non ci sia nulla di male nel fare insieme qualche considerazione.
Innanzitutto spero che l'aggettivo "ultimo" non sia definitivo perché vorrei almeno una conversazione all'anno con il Papa emerito :-)
A parte gli scherzi devo ammettere che il libro mi è piaciuto molto (e mi piacerà ancora di più alla seconda o terza lettura) non solo per il contenuto ma anche per la sensazione di risentire parlare Benedetto nel suo stile del tutto particolare: schiettezza e chiarezza espositiva.
Molti passaggi mi hanno colpito ed è difficile trovare qualcosa su cui soffermarsi in particolare ma ci provo. 
Veniamo a conoscenza del fatto che Benedetto prepara, durante la settimana, l'omelia della domenica perchè non ha importanza quanti assistono alla Messa ma ci si deve preparare comunque. A chi di noi non piacerebbe ascoltare quelle omelie o almeno leggerne la trascrizione?
Il compito che il Papa si è assegnato è straordinario e dimostra quanta cura e quanta delicatezza abbia nei confronti di chi abita con lui.
Non ho potuto fare a meno di commuovermi leggendo i ricordi di quel 28 febbraio 2013, quando Benedetto lasciò il Vaticano. Le sue lacrime nel rievocare davanti a Seewald il suono della campane di Roma non possono che essere le nostre.
Mi ha colpito molto l'ironia di alcune risposte. Mi pare di vedere ancora quel viso da eterno fanciullo che sorride sornione. Come al solito non ha incolpato i suoi collaboratori per le "crisi" affrontate durante il Pontificato ma per la prima volta (e mi ha fatto davvero piacere) ha rivendicato il suo lavoro di riforma dello Ior e di lotta contro la pedofilia nella chiesa.
Ha parlato delle difficoltà del suo lavoro come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede con cenni importanti alla Dominus Jesus e agli ostacoli incontrati nell'affrontare lo scandalo della pedofilia. Si devono al card. Ratzinger le nuove procedure nella lotta contro gli abusi. Il Codice di diritto canonico era inadeguato e un'altra Congregazione (quella del clero) rivendicava la sua competenza su quelle atrocità. L'allora Prefetto parlò a Giovanni Paolo II della necessità di una riforma. Furono così cambiate le norme anche per accelerare i processi. Sotto gli occhi di tutti è il suo lavoro da Papa proprio in virtù della normativa pretesa da Prefetto. Giustamente Seewald ha ricordato i 400 preti ridotti allo stato laicale.
E' vero che Benedetto non polemizza con nessuno ma certe frecciative sono straordinarie, come quella lanciata nei confronti di quel cardinale (non farò il nome per non fargli pubblicità ahhaah) che parlò di lusso nell'Appartamento Pontificio.
Un applauso invece a Seewald che in un paio di domande a proposito di Ratisbona fa il nome di un famoso vaticanista consegnandolo così per sempre alla storia :-)
Il libro è ricchissimo di aneddoti finora inediti che spaziano dall'infanzia del piccolo Joseph (il "cocco di casa" chiamato anche con un nomignolo tedesco), passando per la scuola, il periodo orribile della guerra, gli anni di seminario e degli studi teologici (compresa la "sudata" per ottenere l'abilitazione alla docenza) fino ad arrivare alla sua esperienza in parrocchia, agli anni come professore e come arcivescovo di Monaco.
I racconti però sono conditi con quella sana ironia che strappa per forza un sorriso (per esempio la fine fatta dalla tesi di dottorato con le glosse del relatore è uno spasso).
C'è poi molto spazio per gli anni del Concilio: Benedetto ci prende per mano e ci racconta la sua esperienza con il cardinale di Colonia portandoci ogni tanto a Trastevere per "sbevazzare" con la Commissione Teologica ;-)
Ci porta anche su una barchetta a Capri ma forse su questo è meglio sorvolare :-)
Ora sappiamo che a Roma il giovane Ratzinger ha appreso l'arte della "pennichella" che ovviamente prima non conosceva.
Parla anche del suo Pontificato raccontando dei viaggi e dei tanti compiti di un Papa e spiega le ragioni della rinuncia distinguendo fra la missione sacramentale del vescovo e la sua funzione alla quale si può rinunciare non cessando, per questo, di essere padre.
C'è un passaggio che mi ha colpito molto e che vorrei riportare per intero perchè mi ha toccato in modo del tutto personale. Seewald chiede al Papa se si aspettava che la sua rinuncia avrebbe provocato delusione, anzi sconforto. Joseph Ratzinger così risponde: "Forse l'impatto è stato più forte di quanto avessi pensato; anche per il fatto che gli amici, le persone che, per così dire, avevano trovato un sostegno nel mio messaggio, lo consideravano importante, e vedevano in me una guida erano sinceramente sconvolte e si sono sentite abbandonate".
Benedetto parla poi delle critiche ricevute negli otto anni di Pontificato ma "non conta il giudizio dei giornalisti, ma quello del Buon Dio".
Ribadisce poi che il Papa è sempre segno di contraddizione e che se riceve solo applausi deve chiedersi se fa qualcosa di sbagliato.
Un libro, insomma, tutto da leggere e su cui meditare.
Un atto d'amore di Papa Benedetto verso tutti noi.
Non a caso il libro finisce con la parola che riassume un'intera esistenza: amore!
Non resta che ringraziare il Signore per il dono di un uomo così prezioso per tutti noi.
Un ringraziamento speciale anche a Peter Seewald per questo volume e per la prefazione da sottoscrivere in toto. Benedetto non critica curia ed episcopati vari ma Seewald non ha peli sulla lingua. Applausi :-)
Chi non ha ancora il libro? Come? Corra a comprarlo :-)
Raffaella

9 commenti:

laura ha detto...

Ma come hai fatto a leggerlo tutto?

Ho òetto solo 30 pagine circa. Mi emoziono molto e son quasi timorosa di avvicinarmi a Lui. In ogni caso, condivido tutto.

Un forte abbracio a papa Benedetto e un grazie di cuore a Peter Seewald. la prefazioneè splendida.

Unknown ha detto...

Speriamo che siano pubblicate, se raccolte, le omelie domenicali, forse brevi come Angelus.
Arcangela

Anonimo ha detto...

Anche a me ha colpito molto questa frase
"Forse l'impatto è stato più forte di quanto avessi pensato; anche per il fatto che gli amici, le persone che, per così dire, avevano trovato un sostegno nel mio messaggio, lo consideravano importante, e vedevano in me una guida erano sinceramente sconvolte e si sono sentite abbandonate".
Per me è stato proprio così. Ho pianto tutto il giorno, quel giorno. E poi ho pianto il 13 febbraio all'udienza, e all'ultima udienza generale in piazza San Pietro, quando in effetti disse che lui non ci abbandonava, che l'unione continuava nella preghiera, e che la Chiesa è di Cristo, e Lui certo non l'abbandona.
Che bello poterlo ascoltare ancora. Che bello che condivida con noi la sua vita di fede, che grande consolazione è per me sentirlo parlare di come si avvicina all'Incontro. E quanto mi stupisce ogni volta che un uomo possa essere insieme così profondo e sapiente, e così semplice, così evangelicamente "bambino".
Elisabetta

maura ha detto...

Per voi tutti carissimi amici e specialmente per me .

https://www.youtube.com/watch?v=JCwORH4uaxs&feature=youtu.be

Joseph Ratzinger: ricordi ed emozioni... la Sua autentica, "genuina" semplicità, la Sua umiltà... Una strada percorsa ogni mattina,chissà quante volte, per recarsi al lavoro, come avrebbe fatto una persona qualsiasi, un sacerdote come tanti altri, passando del tutto inosservato, o quasi, tra la gente... Questo è, e sara sempre il mio dolcissimo, amatissimo Papa... Benedetto XVI, un grandissimo Uomo, un meraviglioso, indimenticabile Padre Universale!
Commento tratto da https://www.facebook.com/B16eSER.Ganswein/

maura ha detto...

https://www.facebook.com/B16eSER.Ganswein/photos/a.1664604447107811.1073741828.1664598070441782/1817561931812061/?type=3&theater

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1145498058842491&set=gm.527121114156876&type=3&theater

Buona santa notte amatissimo Santo Padre !

Anonimo ha detto...

Salve Raffaella,

una perplessita' purtroppo ben documentata (vedi i due link agli articoli di V.I.):

http://www.maurizioblondet.it/benedetto-xvi-costretto-mentire/

maura ha detto...

Grazie a LDCaterina63 abbiamo quest'altro video karaoke

https://gloria.tv/video/P52QvHFeL6FULdGpYEihHBgNi

( dell'inno latino Sacris solemniis: Panis Angelicus)
- Il pane degli angeli
diventa pane degli uomini;
il pane del cielo
dà fine a tutte le prefigurazioni:
qual meraviglia!
il servo povero e umile
mangia il Signore.
- Chiediamo a Te,
Dio uno e trino,
di visitarci,
come noi Ti adoriamo.
Per le Tue vie
portaci dove tendiamo,
alla luce in cui tu abiti.

Anonimo ha detto...

Scusatemi, ma io in certe espressioni non trovo affatto il linguaggio del "mio Benedetto"!!!

Anonimo ha detto...

Cara Raffaela, lego solo adesso tuo comentario e te ne ringrazio di cuore!
Purtroppo non sono riuscito a leggere tutto il libro, ma ho saltellato qua e là. Ma una cosa mi è sembrata straordinaria. Alla fine, nel cap. 15 - "Sintesi" ed è la risposta di Benedetto alla domanda:
"L’eterna domanda dell’uomo è: dov’è questo Dio di cui parliamo, da cui speriamo di ricevere aiuto? Come e dove lo si può collocare? Noi ora conosciamo sempre di più la vastità dell’universo, con i suoi miliardi di pianeti, gli infiniti sistemi solari, ma finora, per quanto lontano si possa spingere il nostro sguardo, in nessun luogo c’è qualcosa che ci potremmo immaginare come il cielo in cui dovrebbe
troneggiare Dio."

Non trascrivo tutta la risposta; solo le ultime righe, che secondo me hanno la portata di un vero TESTAMENTO da Teologo per i Teologi di oggi e del domani:
"(...) Qui il compito primario della teologia è di svolgere un lavoro ancor più approfondito e offrire agli uomini nuove possibilità di rappresentare Dio. La traduzione della teologia e della fede nella lingua odierna è ancora molto carente; è necessario creare schemi di rappresentazione, aiutare gli uomini a capire che oggi non devono cercare Dio in «qualche posto». C’è molto da fare."

Straordinario!!! In queste poche righe c'è tutta la sua grandezza, la sua acuta intelligenza al servizio della fede e la comprensione che per parlare "teologicamente" del Dio rivelato in Gesù Cristo all'uomo del terzo millennio non lo si può fare con gli schemi medievali aristotelico-tomisti, che vanno bene per i clerici che hanno studiato Metafisica (anche se per tanti di loro, mi consta, non riescono a capire di cosa si stia parlando...), ma che per il resto dei comuni fedeli mortali è cinese basico.

Benedetto esce dagli schemi da chi lo vuole scatolare sia come conservatore sia come riformatore (tra l'altro risponde anche a questo) e da qualsiasi altro schema...

Un vero peccato che non abbia potuto - come avrebbe desiderato - continuare a lavorare nella ricerca teologica, ma come dice lui: il buon Dio aveva pensato per lui un'altra cosa, e lui è felice di aver fatto la Volontà di Dio. Speriamo che al modo del chicco di grano che muore per poter fruttificare, la sua "morte alla ricerca" frutti in tanti nuovi teologi che abbiano una capacità di scrutare il trascendente e di esprimerlo in concetti chiari e comprensibili a tutti simile alla sua.

Un caro saluto a te Raffaella e a tutti i frequentatori del blog.
Diego