martedì 7 ottobre 2014

Riflessioni di Benedetto XVI sul fidanzamento, il matrimonio e la sofferenza della Chiesa per i divorziati risposati, Bresso 2012 (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo due importantissimi interventi di Benedetto XVI sul tema dell'innamoramento, del fidanzamento, del matrimonio e sulla sofferenza del Papa (e della Chiesa) per il problema dei divorziati risposati.
Chiarissimo il discorso del Santo Padre: i divorziati risposati, pur non potendo ricevere la Comunione, sono parte integrante della Chiesa e non ne sono MAI esclusi.
Ecco la trascrizione integrale dei due interventi riprodotti nel video:


SERGE: Santità, siamo Fara e Serge, e veniamo dal Madagascar.
Ci siamo conosciuti a Firenze dove stiamo studiando, io ingegneria e lei economia. Siamo fidanzati da quattro anni e non appena laureati sogniamo di tornare nel nostro Paese per dare una mano alla nostra gente, anche attraverso la nostra professione.

FARA: I modelli famigliari che dominano l'Occidente non ci convincono, ma siamo consci che anche molti tradizionalismi della nostra Africa vadano in qualche modo superati. Ci sentiamo fatti l'uno per l'altro; per questo vogliamo sposarci e costruire un futuro insieme. Vogliamo anche che ogni aspetto della nostra vita sia orientato dai valori del Vangelo.
Ma parlando di matrimonio, Santità, c'è una parola che più d'ogni altra ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa: il «per sempre»...

SANTO PADRE: Cari amici, grazie per questa testimonianza. La mia preghiera vi accompagna in questo cammino di fidanzamento e spero che possiate creare, con i valori del Vangelo, una famiglia «per sempre». Lei ha accennato a diversi tipi di matrimonio: conosciamo il «mariage coutumier» dell’Africa e il matrimonio occidentale. Anche in Europa, per dire la verità, fino all’Ottocento, c’era un altro modello di matrimonio dominante, come adesso: spesso il matrimonio era in realtà un contratto tra clan, dove si cercava di conservare il clan, di aprire il futuro, di difendere le proprietà, eccetera. Si cercava l’uno per l’altro da parte del clan, sperando che fossero adatti l’uno all’altro. Così era in parte anche nei nostri paesi.
Io mi ricordo che in un piccolo paese, nel quale sono andato a scuola, era in gran parte ancora così. Ma poi, dall’Ottocento, segue l’emancipazione dell’individuo, la libertà della persona, e il matrimonio non è più basato sulla volontà di altri, ma sulla propria scelta; precede l’innamoramento, diventa poi fidanzamento e quindi matrimonio. In quel tempo tutti eravamo convinti che questo fosse l’unico modello giusto e che l’amore di per sé garantisse il «sempre», perché l’amore è assoluto, vuole tutto e quindi anche la totalità del tempo: è «per sempre».
Purtroppo, la realtà non era così: si vede che l’innamoramento è bello, ma forse non sempre perpetuo, così come è il sentimento: non rimane per sempre. Quindi, si vede che il passaggio dall’innamoramento al fidanzamento e poi al matrimonio esige diverse decisioni, esperienze interiori. Come ho detto, è bello questo sentimento dell’amore, ma deve essere purificato, deve andare in un cammino di discernimento, cioè devono entrare anche la ragione e la volontà; devono unirsi ragione, sentimento e volontà. Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?», ma «Vuoi», «Sei deciso».
Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: «Sì, questa è la mia vita». Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. Questo, tutta la personalizzazione giusta, la comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre. Auguri a voi!

 
MARIA MARTA: Santità, come nel resto del mondo, anche nel nostro Brasile i fallimenti matrimoniali continuano ad aumentare.
Mi chiamo Maria Marta, lui è Manoel Angelo. Siamo sposati da 34 anni e siamo già nonni. In qualità di medico e psicoterapeuta familiare incontriamo tante famiglie, notando nei conflitti di coppia una più marcata difficoltà a perdonare e ad accettare il perdono, ma in diversi casi abbiamo riscontrato il desiderio e la volontà di costruire una nuova unione,qualcosa di duraturo, anche per i figli che nascono dalla nuova unione.


MANOEL ANGELO: Alcune di queste coppie di risposati vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i Sacramenti la loro delusione è grande. Si sentono esclusi, marchiati da un giudizio inappellabile.
Queste grandi sofferenze feriscono nel profondo chi ne è coinvolto; lacerazioni che divengono anche parte del mondo, e sono ferite anche nostre, dell'umanità tutta.
Santo Padre,sappiamo che queste situazioni e che queste persone stanno molto a cuore alla Chiesa: quali parole e quali segni di speranza possiamo dare loro?

SANTO PADRE: Cari amici, grazie per il vostro lavoro di psicoterapeuti per le famiglie, molto necessario. Grazie per tutto quello che fate per aiutare queste persone sofferenti.
In realtà, questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette.
La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio. Io direi che molto importante sarebbe, naturalmente, la prevenzione, cioè approfondire fin dall’inizio l’innamoramento in una decisione profonda, maturata; inoltre, l’accompagnamento durante il matrimonio, affinché le famiglie non siano mai sole ma siano realmente accompagnate nel loro cammino.
E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire – come lei ha detto – che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa.
Forse, se non è possibile l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono accompagnati, guidati.
Poi è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante. Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. Grazie per il vostro impegno.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana






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6 commenti:

Arcangela ha detto...

Riflessione di Benedetto valida per la vita "Quando appresero che il mondo è dalla parola, non solo fu tolta agli uomini la paura degli dèi e dei demoni, ma il mondo fu reso libero per la ragione, che si eleva verso Dio, e all'uomo fu concesso di incontrare senza paura quel Dio"
Arcangela

Anonimo ha detto...

In questi giorni la TV parla dell'accoglienza ai divorziati come di un fatto straordinario dovuto alle aperture di papa Francesco, queste aperture ci sono state anche prima, pero' ora sembra tutto nuovo! Teeresa

carmelina ha detto...

Leggetevi questo pezzo del time
http://time.com/3471697/pope-francis-family-synod/
E capirete il preciso significato del concetto "operazione mediatica". La santificazione dell'evento (l'incontro di preghiera in piazza San Pietro per il sinodo sulla famiglia) posto a tacita allegoria del vero processo di santificazione che si vuole pubblicamente ratificare e propagandare: la beatificazione di totem Bergoglio, l'uomo della preghiera, della vera dottrina, del popolo per il popolo con il popolo (altro che vescovi, ormai sagome di cartone che fanno solo da cornice o da claque; altro che obsolete "corti medievali" curiali). Sentite l'ultimo capoverso.
"The next two weeks will be telling. Francis is presiding over the world’s last truly medieval court, which can at times appear to revert to high school drama and power plays. But the spiritual moments that have shaped the Synod’s start are a concrete reminder that Francis the pastor is the one calling the shots. He’s the one walking the incense around the papal altar at mass, he’s the one celebrating Eucharist, and he’s the one determining where the ultimate emphasis is placed. He is the one in St. Peter’s seat. The bishops are there at his request. It’s the tone he sets that matters."
È' questo sarebbe il sinodo "senza copione"? Questo sarebbe un incontro di vescovi che "non devono fare una gara d'intelligenza" ma "esprimere liberamente le proprie proposizioni"? Questo sarebbe lo spirito di comunione e apertura? Questo sarebbe lo spirito di preghiera della vera autentica Chiesa di Cristo?
Amici, qui la MENZOGNA ORMAI TOCCA LIVELLI STRATOSFERICI. stiamo ormai al golpe: IL GOLPE DELLA MENZOGNA SULLA VERITÀ, DELL'IDIOZIA SULLA RAGIONE, DELLE CIARLE SUI FATTI, DELLA PROPAGANDA SULLA SOSTANZA, DELLA DEMENZA SULLA SANITÀ MENTALE. Un sistematico racconto mediatico volto alla costruzione di una epopea con il suo eroe, il suo benefico duce in cui tutto ciò' che non è parte del copione di riferimento (Totem Bergoglio e dintorni) viene negato o stigmatizzato come vecchio logoro e polveroso "formalismo" (nelle migliore delle ipotesi). Con Benedetto i copioni eterodossi non trovavano spazio sugli altari della Chiesa ma ne trovavano, con gli interessi pure, sul sagrato di un mondo mediatico che li strumentalizzavano per fini politici, santificandoli a profughi della "vera Chiesa" ridotti al "silenzio" dai filistei dell'alta gerarchia clericale. Con totem Bergoglio, i profughi "non inginocchiati alla Misericordia" non troveranno esilio da nessuna parte perché non ci sarà nessuno che avrà interesse a far conoscere la loro voce. Il silenzio, l'oblio forzoso e mendace e l'indifferenza reietta sarà il servizio che gli sarà reso dal "mondo della libertà e della Misericordia".

carmelina ha detto...

(Parte due) Ecco Signore, questo è' il finale di una vita, quella di Benedetto, al tuo completo servizio: di uno che ha messo davanti a se solo e unicamente il suo amore per te. Prego di avere un giorno la fede per sorseggiare quest'olio di ricino con il sorriso sulla bocca perché sinceramente ora tutto quello che mi verrebbe da fare e urlare verso di Te questo interrogativo: MA PERCHEEEEEEEEEEEEEEEE? PERCHÉ' I MIGLIORI TRA I TUOI SERVI SONO RIDOTTI A ESSERE PRESI A SPUTAZZI DAI MERCANTI DEL TEMPIO? Certe volte mi viene da pensare a personaggi noti della cultura pop come per esempio certi campioni della musica contemporanea come i grandi gruppi degli anni '60, che ne so, i rolling stones. Gente che ha distrutto con il loro esempio di vita autodistruttiva l'esistenza di un botto di persone che hanno visto in loro dei modelli, delle icone di libertà. Ebbene dopo una vita passata a fare sfracelli della vita degli altri, questi miserrimi sono tuttora considerati della sacre vestali, degli eroi, dei santini portafortuna mentre uomini che si sono strappati la pelle dal cuore per cercare Te Signore, nel timore di mancare di rispetto a te e al loro prossimo, sono considerati delle vecchie cariatidi imbalsamate da usare come bersagli del pubblico ludibrio. MA PERCHÉ'? PERCHEEEEEEEEEEEEEEEEEEE? Ogni volta che ci penso mi viene da piangere per la rabbia nera.

Anonimo ha detto...

Se penso che ci sono alte probabilità che che a totem Bergoglio venga assegnato il nobel per la pace non so se mettermi a ridere o piangere. Oh Signur, sarebbe la consacrazione del mondo. Ricordate? A San GP2, che pure si era speso contro la querra in Iraq senza sosta, sputazzato da Bush figlio e soci, non lo diedero per il semplice fatto che certe vetero femministe si misero di traverso per le sue posizioni bioetiche.
Alessia

gianniz ha detto...

A nessuno viene in mente la fine del brano di Vangelo di domenica scorsa: «[Il padrone] … darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo»?
Se il matrimonio cristiano diventerà ‘pastoralmente’ solubile non potrà più essere venduto come ‘segno sacramentale’ dell’unione indissolubile di Cristo alla sua sposa (la Chiesa). Nessuno potrà più affermarlo. E nessuno di conseguenza potrà più affermare l’indissolubilità dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo=Chiesa. La Chiesa, non più ‘sposa’ legata indissolubilmente a Cristo potrà essere ripudiata e la vigna potrà essere data in affitto ad un nuovo popolo, più fedele, meno ipocrita, che ripudi, a sua volta, le contorsioni dei se, dei ma, dei però, pastoralmente e clericalmente intesi.

E poi… si sono resi conto in Vaticano che fanno tutto questo enorme ‘casino’ per… niente? Tra una manciata di anni i divorziati-risposati non esisteranno più. Visti i tempi che avanzano e le convivenze che trionfano, il ‘matrimonio’ (e non solo quello ‘cristiano’) esisterà solo nelle favole!

Quanto mi manca Papa Benedetto!!!!