mercoledì 6 agosto 2014

Benedetto XVI: La Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno... (YouTube)




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Oggi, nel giorno della Trasfigurazione, è bello rivedere e riascoltare un intervento di Benedetto XVI in occasione dell'Angelus del 28 febbraio 2010. Particolarmente importante anche l'appello del Santo Padre per i Cristiani di Mosul (Iraq) tragicamente uccisi.
Grazie a Gemma per il lavoro di ricerca sempre accuratissima :-)
Qui la trascrizione del testo pronunciato da Papa Benedetto.


In particolare:


"Luca non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti. I tre discepoli che assistono alla scena sono oppressi dal sonno: è l’atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Giacomo e Giovanni di “vedere” la gloria di Gesù".


"I discepoli non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c’è “Gesù solo” (v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, “Gesù solo” è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno “trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,21).


“Maestro, è bello per noi essere qui” (Lc 9,33): è l’espressione estatica di Pietro, che assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché “Gesù solo” sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza".


"Ho appreso con profonda tristezza le tragiche notizie delle recenti uccisioni di alcuni Cristiani nella città di Mossul e ho seguito con viva preoccupazione gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa. In questi giorni di intenso raccoglimento ho pregato spesso per tutte le vittime di quegli attentati ed oggi desidero unirmi spiritualmente alla preghiera per la pace e per il ripristino della sicurezza, promossa dal Consiglio dei Vescovi di Ninive. Sono affettuosamente vicino alle comunità cristiane dell’intero Paese. Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria a cui, da secoli, appartenete a pieno titolo!
Nella delicata fase politica che sta attraversando l’Iraq mi appello alle Autorità civili, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili. Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull’incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino. Infine, mentre saluto gli iracheni presenti qui in Piazza, esorto la comunità internazionale a prodigarsi per dare agli Iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia, mentre invoco con fiducia da Dio onnipotente il dono prezioso della pace".

7 commenti:

Arcangela ha detto...

Sant'Agostino " Il vero sacrificio è la CIVITAS DEI, cioè l'umanità divenuta amore, l'umanità che deifica la creazione e il passaggio del tutto a Dio"
Arcangela

carmelina ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
carmelina ha detto...

(Parte2)
Niente di nuovo, niente di scandaloso. questo era un trucco in tempi remoti di tirannia oligarchica per far passare un messaggio sovversivo. Oggi invece non e' più uno strumento di informazione ma e' un vero e proprio modus vivendi e operandi morale applicabile a qualsiasi espressione esistenziale. Nell'ambito giornalistico, serve ad affermare simulando dubbi; imporre ostentando un atteggiamento gigionesco; dichiarare al fine di negare; negare al fine di affermare ; snobbare al fine di linciare coloro che si condannano come male senza dover metterci la faccia di boia esecutori. In soldoni come si applicano queste regolette nell'articolo in questione:
1) Bergoglio non e' un buon papa perché sembra un vecchio zio che da buoni e banali consigli (e via con metafore legate all'idea che un inglese ha di un vecchio zio simpatico e alla mano) = dichiarare al fine di negare/negare al fine di affermare= la burla e' bonaria e denota due retro pensieri. Essere papa e' male a prescindere. Bergoglio e' buono in fin dei conti pur essendo papa.
2) la figura di "the last pope" viene fatta balenare, mai posta in evidenza (il suo nome viene fatto una volta sola alla fine dell'articolo), e messa in relazione all'idea che l'autore si e' fatto di un "vero papa" ovvero "To be gimlet-eyed and dictatorial and convinced of his own towering superiority over everyone else. To issue several unrealistic demands to follow the word of the Bible to the letter, ideally while simultaneously covering up all manner of dark secrets about the church's influence and clutching obscene levels of bling. That's what a pope should be" = snobbare al fine di linciare senza metterci la faccia di boia esecutori/ imporre ostentando un atteggiamento gigionesco = Benedetto e' il vero protagonista dell'articolo. E' "il male" da combattere attraverso la derisione gigionesca e trasversale (bonariamente diretta alla figura di Bergoglio). Per queste persone, linciare e' arte. Vere e proprie scatole cinesi di ipocrisia sopraffina. Non devi mai agire in maniera frontale ma sempre per interposta persona in modo da poter perseguitare con la maschera e lo scudo di perseguitati.
Lo so. L'ho fatta lunga ma la lettura di quest'articolo mi ha fatto ancora una volta toccare con mano quanto costa essere profeti. E ha reso una chiara esemplificazione di quanto pronunciato da Benedetto nella omelia su Papa Paolo vi.

carmelina ha detto...

Riflessioni finali (terza parte)
E' sconvolgente come Benedetto continui a rappresentare una spina nel fianco per questi personaggi. Non riescono a farsi una ragione della sua scomparsa da vivente. Non hanno alcun pretesto per spurgare il loro odio e sono costretti a sputacchiare la propria bile a spizzichi e bocconi in attesa di qualche grossa buona occasione per vomitarlo a "vota mazza". Hanno opposto un irrazionale rifiuto di fronte alla possibilità di capire chi e', cosa ha detto, cosa ha fatto, cosa fa e sono ridotti ad accroccare sagome fasulle e pretestuose atte a linciarlo per il solo gusto di farlo. Sentite cosa dice questo derelitto di "the last pope": "It's impossible to imagine the last pope issuing tips of any kind. In fact, through the hazy prism of memory, it's impossible to imagine the last pope doing anything but roar full-volume, wild-eyed fire-and-brimstone sermons about the evil of contraception from a burning mountain top while smashing a golden staff into the ground again and again for emphasis. That might not be exactly what he did, but it's certainly what I remember, and surely that's the most important thing."
Ecco Signore, io lo so che Benedetto non fa caso a questa m...elma. Ma io semplice fedele vedo una simile abbietta ingiustizia. Di più, questa sistematica negazione della verità. Come posso resistere alla rabbia nera che mi soffoca di fronte ad un simile atroce spettacolo di falsità e ipocrisia??? COME POSSO????

carmelina ha detto...

Parte prima (cancellata precedentemente perché versione errata. Mi scuso)
http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/aug/05/pope-francis-tips-happy-life-commandments-god?commentpage=1
Ciò che colpisce in questo articolo non e' il registro: la retorica farsesca paradossale a finalità provocatoria e' roba vecchia. Colpisce che la retorica sia diventata per un organo mediatico feticcio del liberalismo occidentale una sovrastruttura etico-morale. Spiego meglio. Questi gruppi editoriali non si vedono più come professionisti dell'informazione ma come cooperative del "bene comune" di consulenti specializzati in varie branche dell'informazione e know how professionale riuniti sotto un medesimo vettore di propaganda filantropico-culturale. Il problema sta nel fatto che e' gente con una auto consapevolezza sofisticata, e quindi patologica, che, da una parte, punta a pontificare, e dall'altra parte, stigmatizza le pontificazioni; punta ad ammaestrare, e, nello stesso tempo, si burla dei "maestri"; masturba la commmovibilita' popolare e, nello stesso tempo, ridicolizza qualsiasi forma di affettività. Punta a perseguitare con il vessillo aristocratico di perseguitati. Insomma e' in piena alienazione schizofrenica. Allora come risolve l'inestricabile contraddizione etica in cui si è' infilata da sola? Adottando a convenzione moralistica, il sarcasmo paradossale travestito da ironia provocatoria. Prendiamo in esame l'articolo sopra. L'articolista e' un caricaturista satirico cioè uno che ridisegna la realtà a mo' di cartone animato cioè la disidrata, togliendole la sostanza (in questo caso la religione, il sentimento religioso), e la imbalsama cioè la riempie di similitudini quanto più metaforicamente lontane e contrastanti con la sostanza originaria.

vighi ha detto...

ecco perchè Benedetto dava fastidio e preoccupava i grandi manovratori, non aveva paura di dire la verità, di dire si, si, no, no. Le sue parole erano si di conforto e denuncia delle repressioni che subivano i nostri fratelli cristiani/cattolici e non un blando parlare giusto perchè non si può farne a meno ma poi si passa ad altro. E mi fermo qui, meglio non lasciare andare l'amarezza. Vighi

Raffaele ha detto...

Certo, cara Carmelina: ogni "intellettuale" (da quando il termine è nato, cioè dal XVIII secolo) vive per figurare -davanti a se stesso e al mondo "borghese"- come vero Pontefice. "Vero" perché "illuminato", a differenza del Pontefice reale che è "oscurantista" (per definizione).
Roma immonda, Londra "santa".

Come resistere alla rabbia? un modesto consiglio: guardando la Realtà, cioè tutto ciò che non è artefatto da persone sleali.
E godendo delle tante situazioni in cui persone leali amano la Realtà e contribuiscono a migliorarla