venerdì 14 giugno 2013

Papa Francesco: nei preti conto di più l'umiltà del curriculum. Non dobbiamo autogiustificarci per i nostri peccati (Izzo)

PAPA: NEI PRETI CONTA DI PIU' L'UMILTA' DEL CURRICULUM

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 giu. 

Per essere buoni preti conta di piu' l'umilta' del curriculum. Ne e' convinto Papa Francesco, che nell'omelia a Santa Marta - presenti gli officiali della Congregazione del clero con il capo dicastero Mauro Piacenza - ha esortato a seguire "il modello dell'umilta'". 
"Se noi ci vantiamo soltanto del nostro curriculum e niente piu', finiremo sbagliati", ha ammonito. "Dobbiamo - ha insistito - essere umili, ma con un'umilta' reale: l'umilta' del sacerdote, l'umilta' del cristiano e' concreta".
"Dobbiamo essere umili, ma con un'umilta' reale, con nome e cognome: 'Io sono peccatore per questo, per questo, per questo'", ha raccomandato il Pontefice nell'omelia della messa concelebrata con due cardinali: Piacenza e il presidente del Governatorato (e probabile futuro segretario di Stato) Giuseppe Bertello.
Il Papa ha proposto come modello San Paolo che ha ammesso di aver perseguitato la Chiesa. E lo ha fatto, ha spiegato, "con l'umilta' forte", non con quella umilta' affettata "che sembra piu' una faccia da immaginetta".
"L'umilta' del sacerdote, l'umilta' del cristiano - ha insisitito Francesco - e' concreta",  e "qualcosa non va" se un cristiano non riesce "a fare a se stesso e neanche alla Chiesa questa confessione".
Nell'omelia, diffusa in sintesi dalla Radio Vaticana, Francesco ha poi esaltato la bellezza della salvezza che ci porta Gesu'". "Fratelli - ha infine ammonito - noi abbiamo un tesoro: questo di Gesu' Cristo Salvatore. Ma ce lo ha affidato in vasi di creta, perche' siamo cosi'. E dobbiamo riconoscerlo".

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PAPA: NON DOBBIAMO AUTOGIUSTIFICARCI PER NOSTRI PECCATI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 15 giu. 

Riconoscersi deboli "vasi di creta" e peccatori e' l'unico modo per ricevere realmente il dono della salvezza di Cristo. E' "il modello", ha ricordato Papa Francesco nell'omelia della messa di oggi a Santa Marta, che San Paolo illustra nel passo della Lettera ai Corinti quando esorta a testimoniare che la "straordinaria potenza" della fede e' opera di Dio, riversata in uomini peccatori come in "vasi di creta". 
Secondo Francesco, proprio dal rapporto "tra la grazia e la potenza di Gesu' Cristo" e noi poveri peccatori scaturisce "il dialogo della salvezza". Ma e' un dialogo che deve rifuggire da qualsiasi "autogiustificazione", come ha fatto Paolo ammettendo sempre di essere stato "un inseguitore della Chiesa", cioe' un persecutore.
L'Apostolo delle genti, "torna sempre - ha sottolineato Bergoglio - alla sua memoria di peccato. Si sente peccatore. Ma anche in quel momento non dice: 'Sono stato, ma adesso sono santo'". Piuttosto  "ci fa vedere la propria debolezza. Il proprio peccato. E' un peccatore che accoglie Gesu' Cristo. Dialoga con Gesu' Cristo".
Paolo, cioe', riconosce pubblicamente "il suo curriculum di servizio", ovvero tutto cio' che ha compiuto come Apostolo inviato da Gesu'. Ma non per questo nasconde o si nasconde il "suo prontuario", cioe' i suoi peccati.
Anche la Samaritana, ha osservato ancora Papa Francesco,  quando incontra Gesu' e gli parla poi racconta ai suoi conterranei prima il suo peccato e poi di aver incontrato il Signore si comporta in modo analogo a Paolo. "Io credo - ha confidato il Papa - che questa donna sia in cielo, sicuro" perche', come dice il Manzoni, "'mai ho trovato che il Signore abbia incominciato un miracolo senza finirlo bene' e questo miracolo che Lui ha incominciato sicuramente lo ha finito bene in Cielo". 

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