domenica 16 giugno 2013

Monsignor Ricca, direttore della casa di Santa Marta, è il nuovo prelato dello Ior. Il blocco delle carte di credito costa al Vaticano milioni di euro (Calabrò)

Riceviamo e pubblichiamo:

Santa Sede Prima mossa di Francesco nella riforma della banca. Nomina ad interim, la carica era vacante da anni

Un fedelissimo del Papa allo Ior

Monsignor Ricca, direttore della casa di Santa Marta, è il nuovo prelato

Maria Antonietta Calabrò

ROMA — A tre mesi dalla sua elezione, papa Francesco ha fatto un primo, importante, passo nella riforma della «sua» banca. «Con l'approvazione del Santo Padre», è scritto nel Bollettino ufficiale della Santa Sede di ieri, la Commissione cardinalizia di vigilanza dell'Istituto per le Opere di Religione, presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, ha nominato ad interim il nuovo prelato dello Ior. Si tratta di Monsignor Battista Mario Salvatore Ricca.
Quell'indicazione («con l'approvazione del Santo Padre», solitamente non richiesta per questa nomina), è il chiaro segnale della forte attenzione di papa Bergoglio verso lo Ior e un segno che egli vuole sapere di più circa le sue attività. Bresciano, 57 anni, diplomatico in servizio presso la prima sezione della Segreteria di Stato, Ricca (descritto come «persona semplice e concreta») è anche il direttore della Casa Santa Marta, la residenza dove il Papa alloggia. E in questi primi mesi di pontificato è stato molto vicino a Bergoglio, che appare come il vero artefice di questa decisione.
Se non è il preannunciato «commissariamento dello Ior», poco ci manca. Anche perché la decisione di nominare un prelato si è concretizzata nelle ultime settimane, ha avuto quindi quasi un carattere d'urgenza, e ha validità immediata, quindi è già operativa.
La figura del prelato svolge un ruolo chiave — previsto dal Chirografo del 1990, cioè la legge di riforma, voluta da Giovanni Paolo II dopo lo scandalo del crack Ambrosiano — ma la sua casella nella governance dell'Istituto era vacante dal 2011. Il prelato segue infatti le attività della banca, assiste ai consigli d'amministrazione (cioè alle riunioni del Consiglio di sovrintendenza) e ha accesso a tutta la sua documentazione. Il prelato inoltre riferisce alla Commissione cardinalizia di sorveglianza, funzionando da ponte tra i manager laici (direttore generale e vicedirettore), il Consiglio d'amministrazione, presieduto dal presidente von Freyberg, e i cardinali. E partecipa alle adunanze della Commissione cardinalizia di sorveglianza in qualità di segretario. Egli è, insomma, il punto di incontro di due piramidi rovesciate: quella superiore della Commissione dei cardinali e quella inferiore del board e del presidente. Il fatto che l'incarico sia ad interim — ha spiegato padre Federico Lombardi, portavoce della Sala stampa vaticana — deve essere interpretato alla stregua di quel donec aliter provideatur che è la formula della conferma provvisoria con la quale sono stati prorogati tutti gli incarichi di Curia.
Come l'hanno presa nel Torrione di Niccolo V, la sede della banca? Non come un fulmine a ciel sereno, ma sicuramente come un fulmine. Arrivato il giorno dopo che il direttore generale Paolo Cipriani aveva difeso lo Ior in un'intervista al Giornale (14 giugno) reagendo alle indiscrezioni sul «commissariamento». Questo è avvenuto nonostante il presidente von Freyberg avesse già saputo della nomina di Ricca, la settimana precedente (7 giugno). In un'intervista al Corriere il 31 maggio lo stesso von Freyberg aveva ammesso che le regole della banca per la «Customer due diligence» (i controlli sui possessori dei 19 mila conti) è in forte ritardo rispetto ai tempi fissati dal Comitato Moneyval e ha dato a tutti i dipendenti una nuova dead line per il 31 luglio prossimo. Il Vaticano deve preparare un Report in progress sull'adeguamento agli standard antiriciclaggio internazionali entro novembre.

© Copyright Corriere della sera, 16 giugno 2013

Il caso Ferme per mesi le vendite on line di francobolli e monete

Il blocco delle carte di credito costa al Vaticano milioni di euro

Maria Antonietta Calabrò

È ben noto che per i collezionisti di tutto il mondo l'occasione determinata dalla Sede Vacante, è sempre una opportunità molto ghiotta per ordinare francobolli e monete vaticane. L'ultima volta poi l'evento così eccezionale delle dimissioni di Benedetto XVI ne facevano un'occasione per cui c'è un'unico aggettivo: «storica». Questo tra l'altro avrebbe dato alla Santa Sede la possibilità di rimpinguare le casse provate dalla crisi, visto il numero enorme di ordinativi in arrivo, vista l'eccezionalità della situazione. Ma gli ordini per i francobolli e le monete vaticane avvengono per quasi la metà on line con l'acquisto grazie all'uso delle carte di credito. Chiunque abbia cercato di comprare i francobolli on line ha ricevuto dalla fine di febbraio un ben deludente messaggio: e cioè che il sistema dell'accettazione delle carte di credito non funzionava e gli ordini non potevano essere processati. Questo nonostante fosse stato comunicato dal Vaticano, già a metà febbraio, che il blocco dell'utilizzo delle carte di credito imposto dalla Banca d'Italia, per inadeguatezza dei controlli antiriciclaggio, a partire dal 1° gennaio, era stato risolto.
In realtà, l'impossibilità di acquistare on line si è protratta per ben cinque mesi: fino al 27 maggio per quanto riguarda i francobolli e le monete. Ma anche l'acquisto da casa dei biglietti, ad esempio, delle aperture estive notturne dei Musei vaticani o l'acquisto dei libri d'arte on line ha avuto fino alla fine di maggio una serie di problemi.
Se adesso tutto è ripristinato, per francobolli e monete «il danno ormai è stato fatto», ed è in qualche modo irreparabile, ha documentato un servizio dell'Associated Press ripreso dal Washington Post. «L'ufficio numismatico è indietro di mesi, e con un arretrato fino a novembre».
Quindi, il blocco delle carte di credito in Vaticano è stato molto più lungo e costoso di quanto si potesse pensare. Nessuno azzarda una quantificazione esatta: ma potrebbe trattarsi di decine di milioni di euro. Visto che ha riguardato tutte le attività della piccola Città Stato. Sono stati pesantemente colpiti, ad esempio i saldi invernali nello spaccio del Governatorato: gli acquirenti non potevano certo presentarsi con centinaia di euro cash per comprare. Normalmente, infatti, soprattutto durante i saldi si paga con le carte di credito, visto che si tende a spendere un po' di più per approfittare delle offerte. E anche quando in un secondo tempo le carte sono state riattivate, quelle italiane accettate sono solo quelle del circuito europeo VPay.
La Banca d'Italia non ha voluto commentare questa limitazione. Il Vaticano aveva annunciato che la ditta svizzera Aduno Group aveva ripristinato il servizio il 12 febbraio. Ma allora solo i terminali dei punti di vendita sono ripartiti. Le vendite elettroniche, l'e-commerce sono tutt'altra cosa, ma sono stati necessari cinque mesi, sino alla fine di maggio per adeguare le interfacce web delle varie realtà commerciali con i terminali virtuali della Aduno, ha dichiarato un portavoce dell'Aduno Karin Broder.
Il titolare precedente del servizio, la Deutsche Bank Italia, filiale italiana della Deutsche Bank e come tale sottoposta al controllo e alle direttive della Banca d'Italia, per molti anni non aveva chiesto e poi non aveva ottenuto la necessaria autorizzazione di via Nazionale ad installare i pos. Il motivo è stato comunicato dalla Banca d'Italia il 6 dicembre 2012: e cioè il fatto che il Vaticano non è considerato Paese «equivalente» ai fini dell'antiriciclaggio. Potrebbero passare anche quattro anni (cioè fino al completamento di tutta la procedura di adeguamento agli standard internazionali) perché la Santa Sede e la Città del Vaticano vengano riconosciute «equivalenti» dall'Italia.

© Copyright Corriere della sera, 16 giugno 2013

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dall'albergo alla banca....