giovedì 23 maggio 2013

Francesco Totti e Louis Saha in prima fila all'udienza generale. Una rappresentanza juventina ricevuta da Papa Francesco (O.R.)



Al Papa la Coppa Italia

La Coppa Italia l'ha vinta il Papa con la sua testimonianza: lo dicono, a una voce sola, Francesco Totti e Louis Saha, giocatori della Roma e della Lazio che domenica si affronteranno allo stadio Olimpico nella finale della competizione nazionale. Stamani sono venuti insieme dal Papa all'udienza -- presenti oltre centocinquantamila persone -- per dargli il «benvenuto» a nome del mondo dello sport cittadino. Al Pontefice hanno portato le maglie dei loro club, personalizzate con il numero 1 e il nome «Francesco». E una riproduzione della coppa Italia che si contenderanno tra quattro giorni. Presenti anche il presidente della Lega calcio Maurizio Beretta con i dirigenti e gli allenatori delle due squadre romane, oltre al calciatore argentino Mauro Zárate.

Ma dal Papa non c'erano solo i campioni del grande calcio. Proprio accanto, una delegazione dei bambini degli oratori italiani che stanno disputando un torneo del Centro sportivo italiano. Al Papa i piccoli hanno idealmente consegnato il progetto di un campo di calcio in un oratorio di Buenos Aires. E dalla capitale argentina sono arrivati tanti di coloro che hanno collaborato con Bergoglio nel periodo del suo episcopato. Tra loro, Ana Guerrero, che ne rimarca «la capacità di ascoltare le persone, di penetrare il loro sguardo, con la sua umiltà che non è un atteggiamento ma uno stile di vita attento ai più poveri». E, aggiunge, «ora in Argentina si prega tanto per la sua missione di vescovo di Roma». In piazza c'era anche un gruppo di ventidue persone della pastorale sociale di Buenos Aires. Hanno lavorato a lungo con il cardinale Bergoglio. «Il nostro impegno -- spiega Julia Torres -- è nella politica, nella cultura e nell'università come pure nel mondo del lavoro e dell'imprenditoria». Sono qui per chiedere al Papa di confermarli nel servizio: «Il cardinale Bergoglio ci ha insegnato la cultura dell'incontro, ad andare nelle periferie per cercare quelli che non si avvicinano alla Chiesa e hanno bisogno di un luogo di dialogo. La pastorale sociale raduna tutti, perché le differenze sono una ricchezza».
Come a proseguire il senso della visita compiuta ieri pomeriggio alla casa Dono di Maria, stamani in piazza San Pietro c'erano i poveri che ogni domenica a Firenze partecipano alla cosiddetta «messa di San Procolo», fondata ottant'anni fa da Giorgio La Pira e da lui sostenuta e frequentata per tutta la vita. «L'idea fondamentale -- spiega la responsabile Gioietta Del Perugia -- è sempre quella di riunire i più poveri e dimenticati cittadini di Firenze intorno all'Eucaristia domenicale. I frequentatori di questa celebrazione vengono dai vicoli più bui della città: il dormitorio, l'ospizio, le carceri, gli ospedali».
A far rivivere il fervore della Pentecoste in piazza San Pietro, ottocento ragazzi del movimento focolarino Gen 3, tra i dieci e i tredici anni, provenienti da 34 Paesi. A Castel Gandolfo per il loro congresso internazionale, hanno voluto incontrare il Papa «per dirgli il loro impegno a vivere la cultura del perdono e realizzare le opere di misericordia, andando a cercare negli angoli più tristi delle loro città coloro che soffrono, sono soli, poveri, emarginati, portando aiuto, conforto, gioia».
Significativa poi la partecipazione delle delegazioni di Borghetto Vara e di Aulla, i paesi colpiti dall'alluvione del 25 ottobre 2011. In ricordo delle persone morte nelle tragedia, i sindaci e le associazioni di volontariato sono venuti a Roma per trovare nuovi motivi di speranza.
Quando i dipendenti della metropolitana di Roma hanno visto le foto del cardinale Bergoglio sui vagoni di Buenos Aires non hanno resistito all'idea di donargli una tessera gratuita. E stamani gli hanno consegnato di persona la Metrebus card in una edizione unica. «Ma abbiamo già emesso un milione di biglietti con l'immagine del Pontefice come segno di saluto» dicono i vertici dell'Atac. All'udienza era presente anche l'artista pugliese Iolanda Dambra -- impegnata in un originale percorso di catechesi attraverso l'arte -- che ha portato un coloratissimo quadro raffigurante Papa Francesco. L'opera farà parte di una mostra itinerante di evangelizzazione tra le parrocchie italiane. Tra le musiche che hanno allietato l'incontro, particolarmente festose quelle della banda «Giuseppe Verdi» di Tolfa.



(©L'Osservatore Romano 23 maggio 2013)

Una rappresentanza juventina ricevuta dal Papa

È stato il capitano Gianluigi Buffon a donare a Papa Francesco la maglia bianconera numero 1 con gli autografi di tutti i giocatori della Juventus. Nel tardo pomeriggio di martedì 21 maggio una delegazione della società è stata ricevuta in udienza in Vaticano dal Pontefice in occasione della vittoria nel campionato di calcio italiano. Il presidente Andrea Agnelli, gli amministratori delegati Giuseppe Marotta e Aldo Mazzia, il tecnico Antonio Conte, il portiere Buffon e Mariella Scirea, vedova dell'indimenticato Gaetano, sono stati accolti alla Domus Sanctae Marthae dal Papa, che era con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, con il sostituto, arcivescovo Angelo Becciu, e con il segretario particolare, monsignor Alfred Xuereb. Nel cordiale colloquio, Papa Francesco e il presidente Agnelli hanno insistito soprattutto sul valore dello sport come elemento di unione tra le persone. Il Santo Padre, che è un appassionato di calcio, «ci ha spiegato l'umiltà» hanno poi raccontato i presenti. «Si è parlato del senso della competizione e del valore dell'aggregazione che lo sport offre» ha detto il presidente Agnelli, che ha donato al Pontefice una riproduzione della coppa dello scudetto. E Buffon si è detto sorpreso dal vedere tanti tifosi bianconeri in Vaticano. Dopo l'udienza pontificia, infatti, la delegazione ha incontrato «Gli amici della Juventus» della Santa Sede. Come già nell'ottobre 2011, il club è stato ospite dei tifosi che lavorano in Vaticano, guidati dal commissario della gendarmeria Mario Scola. Tra i quasi trecento partecipanti, la contessa Sole Agnelli, numerosi prelati e il direttore del nostro giornale.

(©L'Osservatore Romano 23 maggio 2013)

5 commenti:

laura ha detto...

Fondamentale per il bene della Chiesa e per la rinascita della fede! Che pena....

Anonimo ha detto...

lo faceva anche ratzinger.

Anonimo ha detto...

in udienza generale mai privatamente

Anonimo ha detto...

Anche Ratzinger ha una collezione di maglie calcistiche da far invidia,tutte ricevute in p.zza S.Pietro,Bertone,tifosissimo juventino,non è mai riuscito a far ricevere esponenti della squadra in udienza privata,suvvia,siamo seri,il calcio è pur sempre un gioco,non una cosa senza cui non si può vivere...

alberto ha detto...

per chi è tradizionalista: proporre come sommo pontefice il cappellano dell'inter: lo zelo apostolico di quell'uomo è incredibile, e ha creato tra i giocatori che gli hanno detto sì una bellissima chiesa con i tacchetti...dopo c'è la solita contrapposizione: dio ci fa sapere da un salmo che disprezza la corsa dell'uomo e quella del cavallo...mentre i Papi moderni a cominciare da San Pio X hanno fortemente rivalutato lo sport: pare che Pio X appoggiasse la candidatura romana alle olimpiadi del 1908, nonostante le giunte laiciste e mangiapreti dell'epoca...