lunedì 13 maggio 2013

Quando l'Occidente entrò in crisi. La riflessione teologica dal V al VII secolo (Simonetti)

La riflessione teologica dal V al VII secolo

Quando l'Occidente entrò in crisi

di Manlio Simonetti

La politica filocristiana di Costantino, tra le tante innovazioni cui dette avvio nella vita della Chiesa, sortì anche l'effetto di unificarne la struttura. In effetti fin dalle origini la Chiesa si era data una struttura federale, esemplata su quella municipale dell'impero, nel senso che ogni Chiesa locale si amministrava autonomamente, collegata con le altre soltanto dall'unità di fede. Col passare del tempo, le Chiese ubicate nelle città più importanti dell'impero avevano acquistato sempre maggiore autorità nell'ambito delle varie regioni, ma nonostante la finalità unificante dell'istituzione del concilio da una parte e della politica primaziale del vescovo di Roma dall'altra, ancora alla fine del III secolo l'unità delle Chiese era in sostanza soltanto unità di fede.
Questa scarsa coesione, nell'ambito della riflessione dottrinale che oggi direttamente c'interessa, aveva determinato, col trascorrere del tempo, una varietà di esiti che solo con fatica e parzialmente si componevano in un minimo di omogeneità quanto all'impostazione dottrinale delle Chiese locali, continuando a sussistere divergenze notevoli, non solo di dettaglio, su argomenti anche di grande significato.
Esito immediato della svolta costantiniana fu l'assurgere dell'imperatore a capo della Chiesa, assicurandone così l'unità di struttura, da cui derivò l'unificazione della riflessione teologica. La crisi ariana, provocata da divergenze in ambito di dottrina trinitaria che da secoli contrapponevano uno all'altro vari ambienti della cristianità, data la complessità del contenzioso si prolungò per buona parte del iv secolo, ma il suo sviluppo, pur nel contrapporsi delle svariate tendenze, fu sostanzialmente unitario in quanto monotematico, nel senso che di volta in volta i contrasti delle diverse fazioni si polarizzavano, pur con varietà di esiti, intorno a un unico tema di grande impegno: prima sull'homoousios, poi sull'homoios, poi sullo Spirito Santo, col risultato che, per la prima volta nella storia della Chiesa, verso la fine del secolo, imperante Theodosio i, emarginati e ridotti al silenzio i residui ariani e i frustuli di altre eresie, tutta la cristianità cattolica professava un'unica dottrina trinitaria, quella che si suole definire nicena.
L'unità dottrinale era conseguenza dell'unità del potere politico, sì che, venuta meno con la divisione dell'impero tra i figli di Teodosio, Arcadio e Onorio, l'unità politica, anche l'unità dottrinale venne subito a mancare, tanto più che i radicali sconvolgimenti che in occidente portarono alla scomparsa dell'impero e all'instaurazione dei regni romanobarbarici accentuarono esponenzialmente il danno prodotto dalla divisione dell'impero, che in effetti era destinata a diventare definitiva. In oriente la struttura dell'impero, dopo aver traballato sotto l'urto di vari nemici, recuperò in breve solidità ed efficacia e prolungò per molti secoli una vita che a tratti avrebbe restaurato, e non solo per breve tempo, l'antico splendore. Ne derivò, nel nostro ambito, la continuazione della riflessione e delle polemiche del iv secolo, nel segno dell'unità sotto l'egida del potere politico, pur nel passaggio dal tema trinitario a quello cristologico in senso stretto e nel susseguirsi di momenti diversi nella polemica intorno a una o due nature e una o due volontà di Cristo. In occidente il venir meno dell'unità a beneficio di una pluralità di regni a volte addirittura nemici tra loro rese tutto più complicato. I barbari invasori erano in gran parte di fede ariana, sì che la crisi, che sembrava definitivamente risolta, riprese vigore in varie regioni d'Europa, e in Africa con particolare virulenza. Di contro l'Occidente fu toccato solo marginalmente dalla crisi cristologica imperversante in oriente, ma questo margine non fu affatto di poco conto, perché coinvolse a fondo la sede romana e in un secondo momento anche l'Africa che tra il v e il vi secolo dette vita a una produzione letteraria d'argomento dottrinale di livello molto elevato. Ci si aggiunga la crisi pelagiana, innescata dalla reazione di Agostino alla dottrina di Pelagio, che in oriente fu di fatto ignorata mentre in occidente continuò a lungo, dando vita a polemiche di alto livello contro e pro Agostino soprattutto in Gallia, ma con forte ripercussione in Africa, dove la tradizione agostiniana fu rappresentata da Fulgenzio, senza dubbio la personalità di maggior risalto dottrinale in occidente tra v e VII secolo.
Alla pluralità di argomenti si accompagnò la varietà delle situazioni ambientali, nel senso che l'impatto tra gli invasori e gli invasi si concretò in vicende e situazioni diverse da regione e regione. Lasciando da parte le isole, che quanto all'argomento specifico appaiono meno significative, gli ambienti che interessano sono Italia, Gallia (solo a partire dal VII secolo Francia), Africa, e in minima parte Spagna. In Italia, nonostante il duplice saccheggio di Roma a opera di visigoti e vandali, per tutto il v secolo la presenza dei barbari non fu determinante, almeno quanto al nostro argomento, e anche per buona parte del vi secolo l'accorta politica di Teoderico attutì la gravità dell'impatto tra ariani e cattolici. Solo con la guerra bizantino-gotica e l'invasione dei longobardi le condizioni generali di vita si sarebbero fatte precarie, sì che neppure lo scisma tricapitolino sarebbe riuscito a suscitare interesse in ambito dottrinale. La Gallia già nel v secolo subì la presenza dei barbari, prima in veste di federati e poi di invasori, ma per tutto il v secolo e parte del vi le condizioni generali di vita non furono d'ostacolo allo sviluppo della riflessione dottrinale, concentrata soprattutto, anche se tutt'altro che esclusivamente, sul problema del rapporto tra grazia e libero arbitrio. In Africa l'impatto dei locali con gli invasori vandali di fede ariana fu particolarmente doloroso e violento. Ciò nonostante, l'organizzazione scolastica si mantenne vitale più a lungo che altrove, alimentando anche una non disprezzabile produzione poetica e favorendo in genere l'attività culturale.
In ambito teologico, anche in conseguenza prima della politica perseguita da Agostino al fine di rivitalizzare il degenerato clero africano e poi della conquista bizantina che coinvolse anche gli africani nella crisi cristologica, una serie di teologi fu attiva su tutti e tre gli argomenti dottrinali di cui abbiamo fatto cenno, con una serie di personalità di prim'ordine: Vigilio, Fulgenzio, Ferrando, Facondo.
La Spagna fu travolta subito dalle invasioni barbariche: vandali visigoti svevi, che provocarono decadenza generalizzata tra v e vi secolo. Ma successivamente la conversione dei visigoti al cristianesimo di fede cattolica e la stabilità della situazione politica favorirono lo sviluppo di una produzione letteraria di prim'ordine, che ebbe in Isidoro il suo massimo rappresentante.

(©L'Osservatore Romano 12 maggio 2013)

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