mercoledì 22 maggio 2013

Papa Francesco: tutti devono e possono fare del bene, anche gli atei (AsiaNews)

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34 commenti:

Fabiola ha detto...

Per ora dico: Boh! L'unica parola italiana intraducibile in altre lingue (pare), troppo polisemica.
Poi: che cos'è il bene?
Poi: mi pare un tantino diverso da "vivere come se Dio ci fosse" o "con Dio o senza Dio, tutto cambia".
Ma forse mi sbaglio.
Comunque non ho voglia di argomentare, a che serve farlo circondata da gridolini di stupore compiaciuto. Non complichiamoci la vita provando a capire.

Raffaella ha detto...

Ecco il punto!
Fabiola dice bene: Non complichiamoci la vita provando a capire!
R.

Eugenia ha detto...

Si avete ragione. Lasciamo proprio perdere che è mrglio.

giovanna ha detto...


Non si capisce più niente. Per un ateo, è un bene anche l'aborto, o il divorzio o l'eutanasia e via dicendo. E' forse possibile riconoscere il bene e compierlo a prescindere da Cristo? Tutti figli di Dio? Tutti redenti, salvati, perdonati? Ma allora a che serve la chiesa, a che serve un papa, a che serve star qui a cercar di capire?

Eugenia ha detto...

Appunto Giovanna meglio lasciar perdere.

Anonimo ha detto...

R' l'equivoco o linganno colossale e devastante del Vaticano II: tutti cercano la verità dunque tutti si salvano... ma se ci si può salvare senza essere cristiani che senso ha la nostra fede cattolica?
R' un'eresia!Le chiese son vuote per colpa loro!

Luisa ha detto...

Come Fabiola dico: boh!
Farebbero bene ad evitare di pubblicare quelle omelie ( in realtà estratti) con quel linguaggio al quale, non sempre ma troppo spesso, puoi fare dire tutto e il suo contrario, con conseguenti straumentalizzazioni.
Papa Bergoglio insiste, direi, martella, tre o quattro argomenti, inutile ripeterli, li conosciamo a memoria, ad esempio insiste sull`importanza della testimonianza, di uscire da sé, di andare alla periferia, ok, ma da dove parto? Con che strumenti parto? Che cosa porto? Chi porto?
Prima di uscire mi sembra importante avere una consapevolezza forte della mia identità cattolica, dunque una coscienza rettamente formata con i pilastri della nostra Fede.
Fides et Ratio, Credere per capire e capire per credere.
Che ruolo ha per Papa Bergoglio una retta formazione cattolica?
Perchè a testimoniare il Vangelo sono in tanti e tanti non sono cattolici.

gemma ha detto...

Si, ma cos'è fare del bene? Aiutare i bisognosi, amare il prossimo, non uccidere.... Ma già sul non uccidere nascono problemi. Per me togliere la vita non è mai il bene, per Pannella in caso di suicidio assistito lo e'...Come si può non tenerne conto di queste contraddizioni quando si parla all'uomo di oggi?

sonny ha detto...

Faccio mio il consiglio iniziale di Fabiola. Meglio così.

Stiletto ha detto...

A me pare che stamattina Papa Francesco abbia liquidato il tanto dibattuto tema del "per tutti" o "per molti".
E' palese che per lui il sangue di Cristo è versato per tutti.
Infatti stamattina ha detto che Cristo ha redento tutti con il suo sangue.
Tutto ciò è molto bello ma fa sorgere alcune domande alle quali si dovrebbe dare una risposta.
Se Cristo ha redento tutti, che differenza c'è fra un cattolico e un ateo?
Più in generale fra un cristiano e un ateo?
Ancora più in generale fra il credente e il non credente?
Perché io che sono cattolico devo comportarmi seguendo la retta dottrina mentre altri sono esonerati e comunque redenti?
Papa Francesco ha ragione a non volere che le omelie del mattino siano trascritte perché si rischia di liquidare argomenti capitali in poche parole.
Nessuno però gli dà retta e queste piccole omelie diventano il fulcro di tutto il suo magistero.
Ingiusto e anche pericoloso a mio avviso.

Anonimo ha detto...


Stiletto guarda che è palese per l'intera chiesa cattolica che Gesù ha versato il suo sangue per tutti.Che poi tra questi tutti alcuni per peccato personale, per scelta non si salvino è un altro discorso, cioè sono loro che si tirano fuori dalla salvezza, ma gesù ha versato il suo sangue per tutti.

Perché io che sono cattolico devo comportarmi seguendo la retta dottrina mentre altri sono esonerati e comunque redenti?
La storia del buon ladrone ti dice niente?

Anonimo ha detto...

Io suggerirei di non dar retta ai ritagli pubblicati su canali - per giunta - non ufficiali, perché il taglia e cuci stravolge il messaggio. Pensiamo al caso di oggi: avremmo un Papa schizofrenico!
Infatti:
1. al mattino presto, dice che tutti siamo buoni, bravi e belli, redenti da Cristo tutti quanti, tutti operiamo bene eccetera;
2. al mattino tardo, all'Udienza generale, afferma che la Chiesa è una, Santa, CATTOLICA e apostolica, e che dovere del Cristiano è evangelizzare tutti i popoli, affinché tutti conoscano Gesù. E questo non si può fare senza la preghiera che ci mette in contatto con Dio!
Quindi lasciamo stare le omelie del mattino, ascoltiamo i discorsi ufficiali e non perdiamo tempo dietro frasi frammentarie, magari tagliuzzate pure ad arte per creare l'ennesimo scoop.

Ester. :-)

Stiletto ha detto...

Hai risposto bene Anonimo delle 18.06.
Io so che sei nel giusto, tu sai di essere nel giusto ma quanti conoscono la storia del buon ladrone?
Quanti conoscono il significato del libero arbitrio così magistralmente spiegato da Dante nel Purgatorio come nel Paradiso?
La mie domande erano e sono provocazioni alle quali è difficile dare una risposta se non si hanno le basi.
Dobbiamo essere capaci di rendere ragione della nostra fede.
Per questo l'evangelizzazione non può e non deve prescindere dalla catechesi come qualcuno ha scritto ieri su questo blog.

Anonimo ha detto...

ma anche nel Vangelo Gesù ad un certo punto dice beati voi che mi avete sfamato, vestito ecc. e la gente dice Signore quando ti abbiamo fatto questo? Quindi penso che con questo discorso lo stesso Gesù intendesse dire che i giusti sono anche fuori dai credenti. Inoltre nel libro Il Cielo e la Terra Bergoglio spiega il suo rapporto con gli atei dicendo che l'umanità ha tante di quelle cose su cui incontrarsi che ci possono essere altri rapporti oltre alla fede, infatti lui ha collaborato con associazioni laiche guidate anche da atei.

Stiletto ha detto...

Non è che possiamo.
Noi dobbiamo parlare con tutti: con gli uomini e le donne di altre fedi come con gli agnostici e gli atei.
Sono rapporti che vanno appunto oltre la fede.
Ma come la mettiamo con la fede?

Anonimo ha detto...


E stiletto la catechesi non te la deve fare il papa, ma il parroco, o la persona che ti accompagna personalmente nel cammino di fede. A voi piaceva benedetto ma guarda che la gente semplice che non aveva le basi non coglieva gli aspetti che per voi sono importanti e che cogliete proprio perché avete le basi.
Credi che la mia povera vicina di casa che non si perdeva una messa papale di benedetto come non se ne perde una di Francesco avesse colto la differenza tra per tutti e per molti ???? Certo che no.

Anonimo ha detto...

Stiletto ero sempre io ... che ieri parlavo di evangelizzazione e oggi del buona ladrone.

Anonimo ha detto...

Il testo originale ebraico, secondo alcuni studiosi ed esegeti della Bibbia e del Nuovo Testamento, parla di "moltitudine nfinita",espressione che fu poi utilizzata, se non erro, nella versione greca, poi nella vulgata latina, da ultime nella lingua romanza italiana come "molti". Un tempo, prima del Concilio anche in Italia nella consacrazione si diceva "sparso per voi e per molti in remissione dei peccati".
Papa Ratzinger,lo scorso anno, voleva ritornare al "molti", espressione peraltro usata in aolcuni paesi (es. nelle messe USA), ma i vescovoni italiani si sono fieramente opposti e non se ne è fatto nulla.
A mio modestissimo avviso sono valide entrambe le forme: "per tutti", perché la salvezza è stata pensata come aperta in linea di principio a tutti; "per molti", perché con questa espressione penso si intenda indicare che alcuni la rifuteranno e non se ne avvarranno.
Personalmente, ma è opinione strettamente personale, io preferisco la "vecchia espressione" per molti.
La sostanza però è chiara, oltre il lessico.

Stiletto ha detto...

Benedetto utilizzava un linguaggio comprensibile ai teologi come all'uomo comune.
Bastava ascoltarlo.
Dal parroco devono arrivare messaggi semplici e diretti ma dal papa si attende molto di più.

Dante Pastorelli ha detto...

Anche la vicina di casa sa bene, se ha frequentato il catechismo, che dobbiamo collaborare all'opera redentiva del Sangue di Cristo. Senza la nostra collaborazione e vita conseguente non c'è salvezza.
E quanto all'operar insieme ad atei ecc. quali son i fini comuni?
Non si lasci tutto nel vago, si precisi. Il fine è la pace? "Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo?"
Il benessere? "cercate le cose di lassù ed il resto vi sarà dato in abbondanza". E si potrebbe andar avanti.
Insisto: mai confonder filantropismo e carità.
E comunque non mi sembra che il problema sia il confronto tra Benedetto e Francesco.
Almeno non lo è per tutti. Il confronto potrà venire tra atti magisteriali, quando finalmente Francesco comincerà a parlar e ad agir da Papa, maestro della Chiesa universale.

sam ha detto...

Vero che la redenzione è universale, ma stiamo attenti a non offuscare, tra le altre, una "verità che è assolutamente primaria per la fede: l'importanza del battesimo. ... non si lasci cadere la preoccupazione ... Il battesimo non è mai stato, non è né mai sarà cosa accessoria per la fede". JR

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

55 Questa Rivelazione non è stata interrotta dal peccato dei nostri progenitori. Dio, in realtà, “dopo la loro caduta, con la promessa della Redenzione, li risollevò nella speranza della salvezza ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 3].

183 La fede è necessaria alla salvezza. Il Signore stesso lo afferma: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (⇒ Mc 16,16).

389 La dottrina del peccato originale è, per così dire, “il rovescio” della Buona Novella che Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini, che tutti hanno bisogno della salvezza e che la salvezza è offerta a tutti grazie a Cristo. La Chiesa, che ha il senso di Cristo, ben sa che non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al Mistero di Cristo.

432 Il nome di Gesù significa che il Nome stesso di Dio è presente nella persona del Figlio suo fatto uomo per l'universale e definitiva Redenzione dei peccati. È il nome divino che solo reca la salvezza, e può ormai essere invocato da tutti perché, mediante l'Incarnazione, egli si è unito a tutti gli uomini in modo tale che “non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”.

776 In quanto sacramento, la Chiesa è strumento di Cristo. Nelle sue mani essa è lo “strumento della Redenzione di tutti”, [Vat. II, Lumen gentium, 1] “il sacramento universale della salvezza”, [Vat. II, Lumen gentium, 1] attraverso il quale Cristo “svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo” [Vat. II, Gaudium et spes, 45]. Essa “è il progetto visibile dell'amore di Dio per l'umanità”, [Paolo VI, discorso del 22 giugno 1973] progetto che vuole “la costituzione di tutto il genere umano nell'unico Popolo di Dio, la sua riunione nell'unico Corpo di Cristo, la sua edificazione nell'unico tempio dello Spirito Santo” [Vat. II, Ad gentes, 7; cf Id., Lumen gentium, 17].

846 Come bisogna intendere questa affermazione spesso ripetuta dai Padri della Chiesa? Formulata in modo positivo, significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo Corpo: Il santo Concilio insegna, appoggiandosi sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, che questa Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo, presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del Battesimo, ha insieme confermata la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il Battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare [Vat. II, Lumen gentium, 14].

847 Questa affermazione non si riferisce a coloro che, senza loro colpa, ignorano Cristo e la Chiesa: Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio, e sotto l'influsso della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna [Vat. II, Lumen gentium, 14].

848 “Benché Dio, attraverso vie a lui note, possa portare gli uomini, che senza loro colpa ignorano il Vangelo, alla fede, senza la quale è impossibile piacergli, è tuttavia compito imprescindibile della Chiesa, ed insieme sacro diritto, evangelizzare” [Vat. II, Ad gentes, 7] tutti gli uomini.

Anonimo ha detto...

Un articolo di 30Giorni (4-2010) spiega sommariamente le disposizioni della Congregazione per il Culto e riferisce qunato già avvenuto in ARGENTINA:
http://www.30giorni.it/articoli_id_22502_l1.htm

"...il passaggio è avvenuto la prima domenica di Quaresima in Argentina, mentre in Cile era già stato realizzato nella prima domenica d’Avvento."
gianni

Anonimo ha detto...

"Papa Ratzinger,lo scorso anno, voleva ritornare al "molti"..."

Ho seguito la vicenda. In realtà non si tratta di un "desiderio" di Papa Ratzinger, piuttosto di una disposizione imperativa di Benedetto XVI, legislatore liturgio, agli episcopati, già attraverso le istruzioni approvate della Congregazione per il Culto (2006) e poi con successivi scritti, mai in forma di proposta da vagliare o di mero suggerimento.

Semplicemente - ha disposto Benedetto XVI - le parole "pro multis" dell'edizione tipica e normativa del Messale Romano DEVONO essere tradotte con l'equivalente letterale nelle lingue volgari, quindi in taliano con "per molti". La maggior parte degli episcopati hanno già adeguato le traduzioni.

La motivazione di questa legge non è in sé dottrinale, né teologica, né catechetica, cioé non riguarda l'insegnamento della Chiesa circa la Redenzione dell'umanità operata da NSGC e la sua efficacia per tutti, ancora oggi ribadita nell'Omelia di Santa Marta di Papa Francesco: questa costituisce da sempre e per sempre il Dogma quanto alla Redenzione.
La motivazione è data, invece, dalla custodia integra del Canone liturgico, cioè delle parole di Gesù come tramandate dalla Scrittura e dall'intera Tradizione liturgica della Chiesa latina.
La traduzione "per tutti" è certamente valida e legittima, ma non corrisponde con sufficiente fedeltà a quelle fonti, mentre ne rappresenta una esplicitazione/spiegazione dottrinale - teologica in sede non propria. Perciò può essere fonte di equivoci, come si vede bene anche da alcuni commenti che sono venuti.
"Per molti" non esclude la Redenzione per tutti, ma è espressione più fedele che illumina anche l'aspetto della reale responsabilità di ognuno in ordine alla risposta personale a ciò che Cristo ha realizzato perfettamente per tutti. Toglie l'equivoco, facilita e dà senso alla libertà di ogni credente; la Sacra Liturgia non è in sé il luogo della spiegazione teologica o catechetica. Le parole del Canone sono quello che sono, poi vanno spiegate, non al contrario.

La legge di Benedetto XVI ha quindi una valenza liturgica e pastorale già stabilita, e non c'é nessuna ragione per immaginare lontanamente che Papa Francesco abbia in animo di revocarla (!).
Si tratta solo di avere pazienza... con la CEI :)
gianni

Anonimo ha detto...

Dante fa già il papa solo lo stile e diverso

Dante Pastorelli ha detto...

Non è questione di stile. Ho ben precisato: atti magisteriali del Papa maestro della Chiesa universale. Le prediche lo sono?

Anonimo ha detto...


"Le prediche lo sono?"

Sì, tutta la predicazione del Vescovo di Roma e successore di San Pietro è Magistero ordinario del Papa.
gianni

Raffaella ha detto...

No! Per volonta' di Papa Francesco le omelie del mattino non vengono trascritte.
Non sono inserite sul sito ufficiale della Santa Sede e non rientrano nel Magistero del Papa.
R.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, posso sbagliarmi ma non mi sembra.
Il Magistero del Papa, cioè la sua predicazione su temi di fede e di morale, non necessariamente deve essere "pubblicato" per la divulgazione universale. Può anche essere rivolto ad assemblee limitate e poi essere portato indirettamente a conoscenza di altri (in tal caso, chi si fa intermediario assume indubbiamente una responsabilità).
Non è come le leggi di uno stato che per essere tali devono essere pubblicate sulla G.U..

Sarebbe interessante approfondire questo punto.
gianni

Raffaella ha detto...

Boh...un po' rischioso considerare magistero spezzoni non riportati integralmente.
R.

Dante Pastorelli ha detto...

Forse Gianni ha dimenticato la differenza tra il Magistero del Sommo Pontefice e le opinioni del dottore privato.
Giovanni XXII in alcune omelie e poi in una dissertazione a sua difesa dopo la rivolta dei cardinali, sostenne che le anime dei destinati al Paradiso restavano sotto l'altare, cioè non salivano al cielo prima del giudizio universale. Con questa tesi cassava una verità di fede: il giudizio personale. Dunque era un Papa eretico? o si trattava d' un gravissimo errore del dottore privato? E di esempi se ne potrebbero far parecchi.
Comporta gravi rischi l'allargamento del concetto di magistero ordinario pontificio.
E comportano gravi rischi discorsi pontifici non sempre meditati a sufficienza, frettolosi o esposti in modo ambiguo. E ciò vale per tutti i Papi, non solo per Francesco.

Anonimo ha detto...

Ma non gli spezzoni.
Io non sono mai stato a Santa Marta alla Messa delle 7:00 del Papa, quindi non ho sentito e non conosco le sue omelie. Per saperne qualcosa ci vuole qualcuno che in qualche modo me ne riferisca, e posso fidarmi o meno.
Ma questo non toglie che il Papa abbia predicato per i presenti e così esercitato il suo Magistero ordinario.
gianni

Anonimo ha detto...

il magistero del papa è universale e non può limitarsi ai presenti.
ergo le omelie di santa marta non sono magistero

Anonimo ha detto...

Caro Prof. Pastorelli, per quanto si sa si tratta di brevi meditazioni sul Vangelo del giorno, svolte con attitudine docente, sulla base dei principi fondamentali della Dottrina Cattolica, e anche in forma di ammonizione ed esortazione quanto agli aspetti spirituali, ascetici ed etici. Anche in modo energico e insistito, specie laddove si sono letti - forse fondatamente - riferimenti alle necessità del contesto curiale. Insomma, tutt'altro che opinioni da dottore privato.

Diversmente dal caso di Giovanni XXII - che non conosco, ma prendo per buona la sua sommaria descrizione - c'é poi notoriamente, sui contenuti dottrinali delle omelie pronunciate fino ad oggi, il consenso non solo del Collegio cardinalizio, ma anche della totalità dei Vescovi in comunione con la Sede Petrina. E anche questo ne conferma la natura di Magistero autentico.

Infine, non colgo l'inerenza del riferimento a "...discorsi pontifici non sempre meditati a sufficienza, frettolosi o esposti in modo ambiguo..." (?)
Se riferite a ciò di cui discutiamo si tratterebbe di valutazioni per lo meno temerarie: abbiamo un Papa che tutti i santi giorni, prima di iniziare la giornata con la Santa Messa, fa orazione e meditazione per due ore. Altro che discorsi non meditati o frettolosi.
Può essere difettosa la nostra percezione, e in tal caso dobbiamo correggerla proprio in base alle parole del Papa.

In conclusione, mi sembra certa la natura di Magistero ordinario del Sommo Pontefice delle omelie di Santa Marta. Ne benficiano i destinatari più prossimi a cui è direttamente rivolto, ma anche noi possiamo indirettamente beneficiarne utilizzando la fonte più autorevole a disposizione, cioè l'O.R.
gianni

CARLA ha detto...


L'uomo non può «farsi» da sè il proprio culto; egli afferra solo il vuoto, se Dio non si mostra: Quando Mosè dice al faraone: «noi non sappiamo con che cosa servire il Signore» (Es 10,26), nelle sue parole emerge di fatto uno dei principi basilari di tutte le liturgie. Se Dio non si mostra, l'uomo, sulla base di quell'intuizione di Dio che è iscritta nel suo intimo, può certamente costruire degli altari al «Dio ignoto» (cfr. At 17,23); può protendersi con il pensiero verso di lui, cercarlo procedendo a tastoni. Ma la vera liturgia presuppone che Dio risponda e mostri come noi possiamo adorarlo. Essa implica una qualche forma di istituzione. Essa non può trarre origine dalla nostra fantasia, dalla nostra creatività, altrimenti rimarrebbe un grido nel buio o una semplice autoconferma." (Benedetto XVI)
La verità ci rende liberi ..e non può essere modificata .. Santa notte a tutti