martedì 14 maggio 2013

Papa Francesco ha ricordato alle suore il concetto di "sentire con la Chiesa" spiegato da Sant'Ignazio negli Esercizi Spirituali (R.)

Clicca qui per rileggere il discorso di Papa Francesco alle suore.
Un punto colpisce e, guarda caso, non e' stato analizzato a fondo. Francesco afferma:

"3. Infine l’ecclesialità come una delle dimensioni costitutive della vita consacrata, dimensione che deve essere costantemente ripresa e approfondita nella vita. La vostra vocazione è un carisma fondamentale per il cammino della Chiesa, e non è possibile che una consacrata e un consacrato non “sentano” con la Chiesa. Un “sentire” con la Chiesa, che ci ha generato nel Battesimo; un “sentire” con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell’unità. L’annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato. Questo è importante, l'annuncio e la testimonianza del Vangelo per ogni cristiano non sono mai un atto isolato o di gruppo, e qualunque evangelizzatore non agisce, come ricordava molto bene Paolo VI, «in forza di un’ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). E proseguiva Paolo VI: è una dicotomia assurda pensare di vivere con Gesù senza la Chiesa, di seguire Gesù al di fuori della Chiesa, di amare Gesù senza amare la Chiesa (cfr ibid., 16). Sentite la responsabilità che avete di curare la formazione dei vostri Istituti nella sana dottrina della Chiesa, nell’amore alla Chiesa e nello spirito ecclesiale".

Il concetto di sentire con la Chiesa ("sentire cum Ecclesia") si ritrova esattamente negli Esercizi di Sant'Ignazio, il fondatore dei Gesuiti. Chissa' se qualcuno ha davvero compreso fino in fondo che cosa significhi per un Gesuita "sentire cum Ecclesia". Forse le suore non l'hanno ben capito e di sicuro non hanno afferrato il concetto i commentatori. Leggiamo Sant'Ignazio:


REGOLE PER SENTIRE CON LA CHIESA

[352] PER IL RETTO SENTIRE CHE DOBBIAMO AVERE NELLA CHIESA MILITANTE, SI OSSERVINO LE REGOLE SEGUENTI.

[353] Prima regola. Messo da parte ogni giudizio proprio, dobbiamo avere l'animo disposto e pronto a obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica.

[354] Seconda regola. Si lodi il confessarsi con il sacerdote e il ricevere la santa Eucarestia una volta all'anno, molto più ogni mese, e molto meglio ancora ogni otto giorni, con le condizioni richieste e dovute.

[355] Terza regola. Si lodi il partecipare spesso alla messa; così pure si lodino i canti, i salmi e le lunghe preghiere in chiesa e fuori di essa, e anche l'orario fissato a tempi determinati per ogni funzione sacra, per ogni preghiera e per tutte le ore canoniche.

[356] Quarta regola. Si lodino molto gli ordini religiosi, il celibato e la castità, e il matrimonio non tanto come questi.

[357] Quinta regola. Si lodino i voti religiosi di obbedienza, povertà e castità e delle altre opere di perfezione consigliate. Si noti che il voto riguarda cose che conducono alla perfezione evangelica; perciò non si deve far voto di cose che allontanano da essa, come esercitare il commercio, sposarsi e simili.

[358] Sesta regola. Si lodino le reliquie dei santi, venerando quelle e pregando questi; si lodino le celebrazioni stazionali, i pellegrinaggi, le indulgenze, i giubilei, le crociate e le candele che si accendono nelle chiese.

[359] Settima regola. Si lodino le disposizioni circa i digiuni e le astinenze, come quelli della quaresima, delle quattro tempora, delle vigilie, del venerdì e del sabato; così pure le penitenze, non solo interne ma anche esterne.

[360] Ottava regola. Si lodino il decorare e l'erigere chiese, così pure le immagini, venerandole secondo quello che rappresentano.

[361] Nona regola. Si lodino infine tutti i precetti della Chiesa, con l'animo pronto a cercare ragioni in loro difesa e mai contro di essi.

[362] Decima regola. Dobbiamo essere sempre pronti ad approvare e a lodare, sia le disposizioni e le raccomandazioni, sia i comportamenti dei superiori. Infatti, anche se alcuni di questi non fossero buoni, o non lo fossero stati, il criticarli, predicando in pubblico o discorrendo con persone semplici, susciterebbe mormorazione e scandalo piuttosto che vantaggio; e così la gente si sdegnerebbe contro i superiori civili o religiosi. Tuttavia, come è dannoso criticare i superiori in loro assenza davanti alla gente semplice, così può essere vantaggioso parlare dei loro cattivi comportamenti alle persone che possono portarvi rimedio.

[363]Undicesima regola. Si deve lodare la teologia positiva e la scolastica. Infatti, come è proprio dei dottori positivi san Gerolamo, sant'Agostino, san Gregorio e altri muovere l'affetto per amare e servire in tutto Dio nostro Signore, così è proprio degli scolastici san Tommaso, san Bonaventura, Pietro Lombardo e altri definire e chiarire per i nostri tempi quanto è necessario per raggiungere la salvezza eterna e per meglio impugnare e confutare gli errori e le falsità. Infatti i dottori scolastici, che sono più moderni, non solo si servono dell'autentica interpretazione della Sacra Scrittura e dei santi dottori positivi, ma, illuminati e guidati essi stessi dalla grazia divina, utilizzano anche i concili, i canoni e le costituzioni della nostra santa madre Chiesa.

[364]Dodicesima regola. Dobbiamo evitare di fare paragoni tra noi vivi e i beati del cielo. Infatti si sbaglia non poco, dicendo per esempio: questi ne sa più di sant'Agostino, è uguale o superiore a san Francesco, è un altro san Paolo per bontà e santità, e così via.

[365] Tredicesima regola. Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica. Infatti noi crediamo che lo Spirito che ci governa e che guida le nostre anime alla salvezza è lo stesso in Cristo nostro Signore, lo sposo, e nella Chiesa sua sposa; poiché la nostra santa madre Chiesa è guidata e governata dallo stesso Spirito e signore nostro che diede i dieci comandamenti.

[366] Quattordicesima regola. È verissimo che nessuno si può salvare senza essere predestinato e senza avere la fede e la grazia; tuttavia bisogna fare molta attenzione nel modo di parlare e di discutere di tutti questi argomenti.

[367] Quindicesima regola. Abitualmente non si deve parlare molto della predestinazione; ma se in qualche modo e qualche volta se ne parla, se ne deve parlare in modo che le persone semplici non cadano in alcun errore, come quando uno dice: è già stabilito se io dovrò essere salvo o dannato; perciò, sia che agisca bene sia che agisca male, non potrà accadere diversamente. Così si diventa pigri e si trascurano le opere che conducono alla salvezza e al vantaggio spirituale dell'anima.

[368]Sedicesima regola. Così pure bisogna fare attenzione che, parlando molto e con grande fervore della fede, senza alcuna distinzione o spiegazione, non si dia occasione alla gente di essere indolente e pigra nell'operare, sia prima che la fede sia congiunta con la carità, sia dopo.

[369] Diciassettesima regola. Allo stesso modo non si deve parlare troppo dìffusamente della grazia, insistendovi tanto da favorire quell'errore che nega la libertà. Perciò si può parlare della fede e della grazia, per quanto ci è possibile con l'aiuto divino, per la maggior lode della divina Maestà; ma, particolarmente in questi tempi così pericolosi, non in maniera e in termini tali, che le opere e il libero arbitrio ne ricevano danno o non si tengano in alcun conto.

[370] Diciottesima regola. Si deve stimare più di tutto il servizio di Dio nostro Signore per puro amore; tuttavia si deve lodare molto anche il timore della sua divina Maestà. Infatti, non solo il timore filiale è cosa buona e santissima, ma, se non si arriva ad altro di meglio o di più utile, anche il timore servile aiuta molto ad uscire dal peccato mortale; poi, una volta usciti, si arriva facilmente al timore filiale, che è pienamente accetto e gradito a Dio nostro Signore, essendo un tutt'uno con l'amore divino.

Non stupisce che nessuno abbia richiamato queste regole :-)
R.

7 commenti:

raffaele ibba ha detto...

Quel che è bianco e quel che è nero lo stabilisce la "chiesa gerarchica" ... quanto è ben chiaro questo a chi segue sant'Ignazio; ma quanto è pure ben chiaro che Gesù è il Re che ci governa nell'Amore, cioè anche con gli errori della Chiesa Gerarchica a cui bisogna sempre "dire la verità" ed a qualsiasi costo di obbedienza.
Di questa "passione" i gesuiti del XX secolo sono stati ottimi testimoni, come tantissime suore che hanno vissuto Gesù nelle preghiera, nell'obbedienza, e nella proclamazione della verità. E troppi esempi si potrebbero fare. Gesù passa sempre per i nostri errori. Grazie per il richiamo.
ciao r

Anonimo ha detto...

Non stupisce neppure che queste regole sembri sorvolarle il papa della tenerezza.
Sembra che con le suore ha mostrato sufficiente rigore. Vedremo come va a finire.

francesco ha detto...

;-)

Anonimo ha detto...

Un commento di Samsung all´articolo sopra citato per portare una ventata di leggerezza.

Queste chiacchere: "Nessun essere umano, ma solo una sorta di gruppi di cellule senza vitalità", come lui ha così bene formulato che ha disperatamente bisogno di un esorcismo!

Perché la parola "massonica" nel mio commento è stato censurato adesso? Ogni funzionario della chiesa che sostiene l'uccisione della vita nascente e giustifica tutto ciò non è un cristiano.

Anonima

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella,

si bei insegnamenti, ma la realtá sotto i nostri occhi e´ piú che drammatica.Vorrei segnalarti questo articolo di Katholisches,info.di ieri.

Gesuita giustifica l'aborto - E che cosa dicono i vescovi a Roma di cio´?

(Madrid) Il gesuita e bioeticisti Juan Masiá Clavel presentato un libro in cui si sforza di dimostrare che l'uccisione di bambini non nati è giustificata sotto certi aspetti. "Così ho un grosso problema", scrive lo storico chiesa Francisco Fernández de la Cigoña. "Quel che dice Juan Masiá, non mi interessa. Come cattolico, voglio sapere ciò che la Chiesa dice: "é questo cio che conta.
Masiá giustifica l'aborto di feti con anencefalia. Non sono esseri umani, ma solo un ammasso di cellule tipo senza vitalità. .Anche se questi bambini sono vivi, ma sicuramente non sono persone
"Se la Chiesa non accetta ció, come poi permette aMasià come sacerdote e gesuita di affermare certe cose? ", chiede Cigoña de la Fernández. Come cattolici ci dobbiamo atteendere che rappresentanti cattolici rappresentati la dottrina cattolica. "E che non mi sembra di chiedere, troppo" così lo storico della Chiesa ha detto.

Se Masia con la sua opione ha ragione che i bambini con anencefalia non sono persone e devono essere spazzati via, allora questo lo avrebbero dovuto raccontare le autorità della Chiesa ", i vescovi, il Prefetto della Congregazioni romane e dei Pontifici Consigli, i superiori di Masiá in ordine dei Gesuiti, e non ultimo e meno impotante il Papa. Poi abbiamo il diritto di sapere dice "de la Cigoña.

Se invece Masia non ha reagione, come possono permettere che il sacerdote gesuita, posssa esprimere tale parere?Non vedono che confusione crea?La sua opinione sará cannibalizzata dai sostenitori dell´aborto
sui vari siti e forum donando una incertezza tra i cattolici e la pozione della chiesa non sara´ visibile.La gravitá di Masia é che che un gruppo di bambini non ancora nati, anche se denso di una grave patologia, è escluso dalla cerchia di persone. Questo pendio scivoloso é scandaloso, colpendo con un caso estremo, una violazione che può poi essere esteso arbitrariamente. Un gesuita, che interpreta il gioco della lobby dell'aborto.Masia non é l´ultimo arrivato é giornalmente nei media e rappresenta l´insegnamento morale della chiesa,Abbiamo il diritto alla chiarezza, dice de la Cigoña.,Abbiamo dei Pastori?

Dopo la decisione a testa a testa dell´arcivescovo di Colonia e la Conferenza episcopale tedesca ad approvare la pillola del giorno dopo senza attendere la Conferenza episcopale svizzera,se non vi è mai una pillola del giorno dopo senza effetto abortivo, la questione é drammatica e non solo la Spagna.

http://www.katholisches.info/2013/05/13/jesuit-rechtfertigt-abtreibung-und-was-sagen-die-bischofe-und-rom-dazu/

E´ un dramma che si consuma sotto i nostri occhi ogni giorno ma non lo si vuol vedere.Anonima

sam ha detto...

:-)

Anonimo ha detto...

queste regole vanno inserite all'interno di tutta la spiritualità dei gesuiti e non estrapolate, per fare un piccolo esempio, come richiede S. Ignazio, vengono poi "filtrate" attraveroso il dialogo sprirituale che avviene tra gesuita e superiore chiamato manifestazione di coscienza che precede l'affidamento di un incarico.Se venissero applicate rigidamente come pensate voi i gesuiti nel corso dei secoli non si sarebbero trovati a lavorare in situazioni di frontiera ( nelle periferie esistenziali, sociali, economiche, direbbe Bergoglio , che molte volte hanno portato a scontri con la Chiesa: pensiamo alle missioni del sudAmerica, Matteo Ricci in Cina, Fernando Cardenal ministro del governo del Nicaragua. Quest'ultimo caso è emblematico: GPII ordinò che l'ordine lo espellesse, ma per concessione del superiore dei gesuiti continuò sempre a vivere in una comunità dell'ordine e venne reintegrato come gesuita 20 anni dopo