venerdì 31 maggio 2013

Mons. Capovilla: quando Papa Francesco mi ha telefonato ho pensato ad uno scherzo (Izzo)

PAPA: CAPOVILLA, QUANDO MI HA TELFONATO HO PENSATO A UNO SCHERZO 

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 mag. 

 "Pensavo fosse uno scherzo. Squilla il telefono, io rispondo e dall'altra parte dicono: 'monsignor Capovilla, sono Papa Francesco'. Aveva fatto lui il numero, senza passare dal centralino". 
Lo storico segretario di Giovanni XXIII, che rivela la conversazione con Bergoglio in un'intervista al sito cattolico Aleteia, aveva fatto giungere al nuovo Pontefice l'invito per le imminenti celebrazioni del 50esimo della morte di Roncalli. 
"Lei mi invita a questo convito di memorie - ha risposto Papa Francesco - e io la ringrazio, ma visto che siamo in conversazione la prego di un favore: preghi Papa Giovanni perche' io diventi piu' buono". "Semplice come la preghiera di un bambino", commenta oggi l'ultranovantenne arcivescovo che individua diversi punti di contatto tra i due Papi. "Come Giovanni XXIII - sottolinea - anche Francesco avvicinando le persone non da' l'impressione di chiedersi se sia cattolico o se vada a Messa tutte le domeniche, ma per prima cosa vede in lui una creatura di Dio, un uomo, una persona che ha dei diritti inalienabili che sono il diritto all’ascolto e al rispetto, in ogni caso al buon rapporto, al tentativo dell'amicizia". "Mi hanno colpito - confida il presule - le immagini del papa nel carcere minorile di Casal del Marmo il Giovedì santo: un vecchio prete inginocchiato a lavare i piedi di quei ragazzi, non spruzzando un po' d'acqua, ma lavandoli davvero, baciandoli e guardando ogni ragazzo in volto. Uno di loro gli ha chiesto: 'cosa sei venuto a fare?'. 'Sono venuto perche' mi ha mandato l'amore perche' mi devo occupare anche di te”. Ma non e' questo che aspetta il mondo? Non e' questo cio' in cui confidiamo?". "Al termine della mia vita - rileva - tocco con mano che alcune intuizioni di Papa Giovanni vengono oggi messe sul tappeto da Francesco. Nel discorso agli ambasciatori che hanno presentato le credenziali qualche giorno fa, lui ha detto che la Chiesa deve preoccuparsi in particolar modo degli ultimi. Ha ripetuto la stessa frase di Papa Giovanni nel radiomessaggio un mese prima dell'apertura del Concilio, l'11 settembre: 'La Chiesa e' di tutti e nessuno e' escluso, ma e' particolarmente la Chiesa dei poveri'". "Qualcuno - conclude Capovilla - ha detto che questa e' demagogia ma dove e' la demagogia se tuo fratello muore di fame? E' un grande discorso che quelli che si vogliono chiamare cristiani devono vivificare dentro di loro: non accontentarsi solo di battere le mani al Papa". 

© Copyright (AGI)

Nessun commento: