venerdì 31 maggio 2013

Ior, von Freyberg: non ho parlato con Papa Francesco sul futuro dell'Istituto. Con la reputazione che abbiamo, non abbiamo reso un buon servizio al Papa (Izzo)

IOR: VON FREYBERG, NON HO PARLATO COL PAPA SU FUTURO ISTITUTO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 31 mag. 

Nominato presidente dello Ior il 15 febbraio scorso dal Consiglio cardinalizio di sorveglianza dell'Istituto, dopo un lungo e attento processo di selezione delle candidature, Ernst von Freyberg spiega, in un'intervista alla Radio Vaticana, di aver "iniziato nel mezzo di un mandato", qundi, chiarisce, "il mio incarico finisce nel 2015". 
Ai microfoni dell'emittente confida "il privilegio di alloggiare a Santa Marta" e dunque "talvolta di partecipare alla messa celebrata dal Papa". Ma al Corriere della Sera rivela di non aver parlato con Bergoglio dei problemi dello Ior. "Ho incontrato Papa Francesco - spiega - quando ho partecipato alla messa a Santa Marta. Ma non ho mai parlato con lui del futuro dello Ior, ho solo ascoltato le sue omelie". 

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IOR: "CON REPUTAZIONE CHE ABBIAMO NON BUON SERVIZIO AL PAPA"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 31 mag. 

"Con la reputazione che abbiamo, non abbiamo reso un buon servizio al Santo Padre e questo e' il primo e piu' importante compito da affrontare". Lo afferma il presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, in un'intervista alla Radio Vaticana. "L'Istituto - sottolinea - ha 19mila clienti, tra cui 5.200 istituzioni cattoliche, titolari dell'85 per cento dei fondi amministrati e 13mila 700 altri correntisti".
Riguardo ai soggetti ammessi ad aprire i conti allo Ior, il presidente cita "gli impiegati vaticani, oltre a religiosi e alcune altre categorie specifiche autorizzate, come i diplomatici accreditati presso la Santa Sede". "Quando sono arrivato - rivela von Freyberg - pensavo di dovermi concentrare su quello che normalmente viene definito 'fare pulizia' e 'mettere in ordine' fra i conti correnti irregolari. A tutt'ora non vi e' nulla di tutto questo che io abbia potuto rilevare". "Questo - ammette - non significa che non ci sia niente, ma piuttosto che questa non e' la nostra preoccupazione maggiore". "La nostra preoccupazione maggiore - spiega il presidente dello Ior - e' la nostra reputazione. Il nostro lavoro - dunque - riguarda la comunicazione molto piu' di quanto non avessi pensato originariamente: c'e' da fare molta piu' comunicazione all'interno della Chiesa: non abbiamo fatto abbastanza in passato. Il lavoro inizia in casa nostra, con i nostri stessi dipendenti, con coloro che lavorano per la Chiesa di Roma, con coloro che sono nella Chiesa in tutto il mondo. A loro in primo luogo siamo debitori di trasparenza e di una chiara spiegazione in merito a quel che facciamo e del modo in cui cerchiamo di servire".
Nell'intervista von Freyberg descrive lo Ior come "un ufficio di famiglia". "Ci sono - spiega - 112 persone che gestiscono i clienti che in larga maggioranza sono suore o religiosi e molto spesso essi conoscono la persona che allo Ior si occupa di loro da 20 o 30 anni. Noi sappiamo esattamente di cosa hanno bisogno e loro qui trovano una persona fidata, ed e' questo rapporto personale che li spinge a venire qui. Siamo in competizione come qualsiasi altro istituto finanziario nel mondo. Ogni singolo nostro cliente viene costantemente sollecitato dalle banche di appoggiarsi a loro. Rimangono con noi perche' vogliono rimanere con noi". "Se chiedessimo ai nostri clienti: 'Chiudiamo lo Ior?', al 99,99 per cento - assicura - essi risponderebbero di no". "Vogliono - scandisce - rimanere qui, vogliono portare i loro denari qui. Trovano un'assistenza personalizzata e l'esperienza ha dimostrato che qui sono al sicuro. Lo Ior e' altamente capitalizzato, ha un patrimonio netto di circa 800 milioni su un bilancio di 5 miliardi. E' il doppio di quello che si potrebbe trovare nelle banche al di fuori del Vaticano. In tutta la crisi finanziaria non siamo mai stati in difficolta'. Nessun governo ha dovuto salvarci; siamo molto, molto al sicuro".
Von Freyberg risponde anche a una domanda sui recenti rilievi ricevuti dall'AIF, l'organismo vaticano che fa da supervisore allo Ior, dal quale si e' appreso di conti "sospetti" attualmente in essere e di operazioni segnalate alla magistratura vaticana. Secondo il presidente dell'Istituto, "in realta' cio' dimostra che il nostro sistema di monitoraggio interno incomincia a funzionare". "Questo significa - osserva - che siamo diligenti e che abbiamo identificato sei transazioni delle quali abbiamo pensato che fossero inappropriate e per questo le abbiamo riferite al nostro supervisore". In concreto, per von Freyberg si e' sulla strada giusta e anche altre banche di altri Paesi hanno gli stessi problemi. "Se torniamo indietro di 15 anni, probabilmente - aggiunge - allora eravamo molto normali, nel senso che tutte le istituzioni finanziarie private nel mondo, e anche quelle pubbliche, operavano sulla base del segreto bancario". "La trasparenza - commenta - e' una chiave, ma non solo la trasparenza; anche cio' a cui si mira, una volta diventati trasparenti: e cioe', che siamo completamente puliti, come e' necessario essere se si vuole essere accettati nel sistema finanziario internazionale". "La trasparenza - chiarisce pero' - non e' una cosa che il mondo ha da sempre e alla quale il Vaticano deve essere trascinato". Per alcuni aspetti, conviene il presidente dello Ior, "noi siamo arrivati in ritardo, ad adeguarci a questo nuovo mondo". Ma, giura in merito all'adeguamento in corso su richiesta di Moneyval, "ora stiamo correndo per recuperare e per tornare dove eravamo 15 anni fa: relativamente normali in confronto con altre istituzioni finanziarie"."Si' - conclude - ora stiamo riguadagnando la nostra reputazione. Questa e' la cosa piu' importante che devo fare: cacciare quell'ombra". 

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