mercoledì 22 maggio 2013

"Il Welfare è assicurato dalla Chiesa" (Sir)

"Il Welfare è assicurato dalla Chiesa"

Monsignor Mariano Crociata: la "condizione della gente" è la nostra "preoccupazione". Lo Stato è in difficoltà e sempre più "le strutture pubbliche ricorrono alle Caritas per consentire alla gente di trovare un punto di appoggio, un luogo di aiuto, un momento di soccorso a urgenze che spesso non sono in grado di assicurare". Con Papa Francesco, per difendere la famiglia. A primavera il "raduno" per "tutta la scuola". Ai politici: la Chiesa non è "di parte"

Una Chiesa che svolge sempre più mansioni che andrebbero svolte dallo Stato, e uno Stato in cui la crisi del Welfare ha assunto dimensioni così allarmanti da dare segni di non riuscire più a “reggere”. A dipingere, con “preoccupazione”, questa sorta di “capovolgimento allarmante”, nel “momento sociale particolare che stiamo attraversando”, è stato monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei, durante la prima conferenza stampa della 65ma assemblea generale dei vescovi italiani, in corso in Vaticano fino al 24 maggio. Momento culminante dell’assise episcopale: il primo incontro dei vescovi italiani con Papa Francesco, giovedì sera, per la “Professio Fidei” nella Basilica di San Pietro.

Pensare alla gente. La “condizione della nostra gente”: è questa la “preoccupazione” più pressante dei vescovi riuniti in Vaticano, che hanno fatto eco alla prolusione del cardinale Bagnasco, in cui il presidente della Cei aveva ricordato che “pensare alla gente” è “l’unica cosa seria”, per un Paese in seria difficoltà - non solo economica - come il nostro, e nel quale è sempre più urgente un “serio esame di coscienza” da parte di chi ha “responsabilità” in ambito pubblico. Secondo monsignor Crociata, oggi “si assiste ad una sorta di capovolgimento, per cui il Welfare è assicurato dalla Chiesa, e non dallo Stato”, con “strutture pubbliche che ricorrono alle Caritas per consentire alla gente di trovare un punto di appoggio, un luogo di aiuto, un momento di soccorso a urgenze che spesso non sono in grado di assicurare”. Per i vescovi, si tratta di “un capovolgimento allarmante”, che “richiede impegno attento da parte di tutti”. Soprattutto per garantire un “equilibrio” che “distingua ciò che è compito delle istituzioni e ciò che è affidato a tutto ciò che il volontariato e la carità continueranno a fare, ma come segno della presenza necessaria della Chiesa accanto a chi soffre o è in difficoltà”.

Con Papa Francesco. In poco più di due mesi di pontificato, Papa Francesco ha già lasciato un’“impressione profonda” tra i vescovi di quella comunità un po’ “speciale”, e con la quale c’è “una speciale sintonia”, quale è la Chiesa italiana. Lo ha assicurato ai giornalisti, monsignor Crociata. “Sia pure in questo breve periodo - ha detto il segretario generale della Cei - quello della Chiesa italiana con il nuovo Papa è già un rapporto di grande intensità riguardo al grado d’intesa, di corrispondenza e adesione reciproca”, come dimostrano le visite “ad limina”. Per questo c’è grande attesa per l’appuntamento di giovedì, per la “Professio fidei” nella basilica di San Pietro. “Ascolteremo con molta gioia quello che il Papa vorrà dirci”, le parole di monsignor Crociata, che interrogato sull’eventuale presenza del tema della famiglia nell’intervento papale ha risposto: “Certamente per noi vescovi il matrimonio e la famiglia sono un punto decisivo, che riceve una cruciale attenzione da parte nostra, perché fa parte del patrimonio della nostra coscienza e identità. Non in termini confessionali, ma in termini culturali, etici, di visione dell’uomo condivisa”. Di qui la necessità di “difendere questa istituzione come realtà costitutiva per far crescere il Paese, accogliere le nuove generazioni e disegnare il nostro cammino futuro. Che la famiglia abbia bisogno di sostegno, è sotto gli occhi di tutti, viste le tante difficoltà che le famiglie attraversano anche dal punto di vista economico, e per le quali si chiede alla Chiesa di supplire alle tante carenze di un Welfare ridotto al minimo”.

La “politica” della Chiesa. Alle domande dei giornalisti sul rapporto tra la Chiesa e la politica, monsignor Crociata ha ribadito che la Chiesa “fa politica e farà sempre politica” non parteggiando per l’una o l’altra parte, ma additando ai politici la necessità di perseguire il “bene comune” tenendo insieme “etica sociale” ed “etica della vita”. Il bene comune, ha ricordato il vescovo, è “bene di tutti e di tutto l’uomo”: per questo la Chiesa non può essere di parte, ma “è sempre a fianco di tutti coloro che anche in piccola misura sostengono il bene della persona, di tutta la persona”. Quanto alla situazione politica attuale, per i vescovi sarebbe “preoccupante” se si prolungassero “scaramucce o scontri polemici”, quasi fossero il “prolungamento di una mai finita campagna elettorale o l’anticipazione di una campagna elettorale successiva”. La Chiesa è “l’antagonista per eccellenza della mafia”, ha ricordato monsignor Crociata in relazione alla prossima beatificazione di don Puglisi. Appuntamento, infine, alla prossima primavera per il “raduno di popolo” sulla scuola - tutta la scuola, non solo quella cattolica - annunciato ieri dal cardinale Bagnasco. L’obiettivo è quello di avviare un percorso di riflessione, approfondimento e “mobilitazione” anche della “base” su un tema cruciale per il futuro del Paese.

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1 commento:

Giorgio di Tivoli ha detto...

E' molto giusto ciò che di dice la Chiesa e ciò che Papa Francesco indica come linea direttrice ; ma sorge sempre un problema di fondo, che è questo : chi controlla o,peggio,non controlla i mezzi di produzione non può in alcun modo cambiare l' assetto societario di una Nazione.Le idee guida di principio sono valide, ma non si riesce in alcun modo a modificare l'esistente. Ora,se la Chiesa e chi ad essa legati desiderano promuovere una società più giusta e legale,devono farsi carico anche del problema dell'organizzazzione del lavoro, con iniziative industriali e commerciali adeguate ai tempi.Per esempio, non è giusto che chi è praticante la domenica sia escluso dai Sacramenti perchè lavora nella grande distribuzione. L'unico modo per aiutarlo è creare una distribuzione gestita diversamente e con altri criteri.Di questa distribuzione deve farsi carico la Chiesa, pena il progressivo e costante allontanamento dei suoi fedeli, non dovuto certo solo a cause di disaffezione.Anche in altri campi la Chiesa potrebbe gestire l'economia dello Stato,parlo per l'Italia, non attendendo alla completa disintegrazione della società civile in modo escusivamente da spettatore passivo.Inoltre,la presa di posizione che ne deriverebbe sarebbe più che ben vista dall'esercito dei disoccupati che oggi invade la nostra Nazione.Se si continua solo a guardare e a dare suggerimenti di massima senza prendere parte in modo attivo alla "crisi" economica, finiremo tutti per fare un disastroso buco nell'acqua. Oggi non bastano più le linee guida, occorre intervenire manu militari; pena la scomparsa dell' Uomo e di quanto a lui è legato: la Civiltà.