domenica 26 maggio 2013

Don Pino Puglisi, primo martire della mafia della Chiesa palermitana, è Beato e la sua festa sarà il 21 ottobre

In 80 mila alla Beatificazione di don Puglisi. Il card. Romeo: il suo sorriso ha vinto il male

Don Pino Puglisi, primo martire della mafia della Chiesa palermitana, è Beato e la sua festa sarà il 21 ottobre. Questa mattina a Palermo, si è svolta la cerimonia della Beatificazione del sacerdote siciliano, assassinato da Cosa nostra nel 1993. A presiedere il rito sono stati il cardinale arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, con il cardinale Salvatore De Giorgi, inviato di Papa Francesco. Il servizio di Francesca Sabatinelli: 

In ottantamila hanno acclamato la Beatificazione di don Pino Puglisi, prete che ha combattuto la mafia con il Vangelo, cercando di salvare l’uomo. Al Foro Italico Umberto I di Palermo, il parroco di Brancaccio ucciso da Cosa nostra è stato elevato agli onori degli altari dal cardinale Salvatore De Giorgi, delegato del Papa. Seminatore di perdono e di riconciliazione, l’ha definito il porporato, leggendo la lettera apostolica e annunciando che la celebrazione della sua festa sarà il 21 ottobre di ogni anno. Grande la commozione della folla nel momento in cui è stata scoperta l’immagine del Beato, accanto al palco. Quel giorno dell’omicidio – ha detto il postulatore della Causa di beatificazione, mons. Bertolone – Palermo pianse, oggi è nella gioia perché da quel sangue è nato un popolo nuovo. Il sorriso di Don Pino, sono state le parole del cardinale arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo nel corso dell’omelia, ci unisce tutti:

"La Chiesa riconosce nella sua vita, sigillata dal martirio in odium fidei, un modello da imitare in ogni sua scelta".

Un’omelia forte quella del cardinale Romeo, in cui è riecheggiata più volte la parola mafia, in cui l’arcivescovo ha puntato diretto il dito contro le cosche. Don Puglisi, ha detto, “sottraeva alla mafia di Brancaccio consenso, manovalanza, controllo del territorio”. Il Beato Puglisi fu dunque "chicco":

"La mano mafiosa che quel 15 settembre 1993 lo ha barbaramente assassinato, ha liberato la vita vera di questo ‘chicco di grano’. Quella mano assassina ha amplificato, oltre lo spazio ed il tempo, la sua delicata voce sacerdotale e lo ha donato martire non solo a Brancaccio, non solo a Palermo, non solo alla Sicilia e all’intera nazione italiana, ma al mondo intero, alla Chiesa cattolica.

E fu in odio a questa fede che la mafia uccise don Pino:

"La verità è che i mafiosi - che spesso pure si dicono e si mostrano credenti - muovono meccanismi di sopraffazione e di ingiustizia, di rancore e di odio, di violenza e di morte, che nulla hanno a che fare con il Vangelo della vita che Gesù è venuto a portare nel mondo".

Il cardinale Romeo ha quindi voluto poi ricordare altre vittime di mafia, suscitando commozione tra gli astanti e un lungo applauso:

"Lasciatemi ricordare oggi - tra gli altri - i magistrati Rosario Levatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino… Come dimenticare il sacrificio di tante persone di buona volontà!".

L’azione assassina dei mafiosi, ha quindi detto in chiusura l’arcivescovo, ne rivela la vera essenza: “Essi rifiutano il Dio della vita e dell’amore”. Il cardinale Romeo ha poi consegnato ai presenti le durissime parole che Giovanni Paolo II pronunciò nel 1993 dalla Valle dei Templi":

"Nel nome di Cristo, di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è la Via, Verità e Vita lo dico ai responsabili convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!. Beato martire Giuseppe, il tuo sangue continuerà a fecondare questa Chiesa!".

La Beatificazione di padre Puglisi, scrive il segretario di stato Bertone in un messaggio rivolto all’arcidiocesi di Palermo a nome del Papa, è un momento di festa e di testimonianza per la chiesa che è a Palermo, in Sicilia e nell’Italia intera.


Un lungo applauso e un volo di colombe bianche, così la Chiesa di Palermo e i fedeli hanno espresso la loro gioia allo svelamento della foto del Beato Pino Puglisi, appena elevato agli onori degli altari. Festante e commossa la partecipazione dei tanti che sono giunti al Foro Italico, come ci riferisce da Palermo Alessandra Zaffiro:

Religiosi, autorità, gente comune di ogni età ed etnia, come Marie Noelle, componente dell’Ufficio Migrantes del capoluogo siciliano: “Ero appena arrivata in città e mi ha molto impressionato che un uomo di Dio fosse stato trucidato dalla mafia che non conoscevo e poi ho appreso che fa il male ed è contraria a ciò che è pacifico. Padre Puglisi aiutava a vedere che la mafia non è la giusta strada. Oggi rappresenta la liberazione dalla mafia. La nostra cattolicità – conclude – è un segno visibile della Chiesa e facciamo questo cammino della fede insieme ai palermitani”.
Una giovane mamma che 23 anni fa ha fatto il corso prematrimoniale con il Beato Puglisi ci racconta che “era una persona umile. Oggi, dice, è una gioia immensa per tutti, per i ragazzi che, secondo me, dovrebbero chiedere al Beato Puglisi un lavoro e poi di togliere tutta la sofferenza che c’è per le strade”. Accanto a lei, la sorella, che al nuovo Beato chiede “la conversione dei giovani, che si avvicinino a Gesù. Ci vogliono – aggiunge – sacerdoti che evangelizzino, perché i ragazzi non credono forse abbastanza all’amore di Gesù. E’ Lui che ci dà la forza di andare avanti, anche nei momenti brutti”. A Palermo, è presente anche la scuola media "Padre Pino Puglisi" di Belvedere marittimo in provincia di Cosenza. Per una studentessa della terza media di 13 anni, “essere qui oggi è un vero onore perché padre Puglisi ha combattuto contro la mafia e nel suo piccolo ha fatto tanto per tutti noi. A lui chiedo di pregare per tutti noi e di farci affrontare una vita migliore soprattutto ai più deboli e a quelli che soffrono”. Tra i tanti cartelloni colorati c’è anche quello pieno di foto di padre Puglisi preparato da alcuni bambini che frequentano il “Centro Padre Nostro” fondato a Brancaccio proprio dal primo martire della mafia. Tra loro, una bambina di 10 anni con i capelli biondi. “Oggi provo una grande gioia – ci dice parlando della Beatificazione di padre Puglisi – perché lui se lo merita, era molto buono, non era come la mafia. Aveva solo un vizio: amare, amare e sempre amare”.

Radio Vaticana

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