sabato 13 aprile 2013

Padre Aldo Trento: ho vissuto affamato del Magistero di Benedetto XVI (Tracce)

Foto Osservatore Romano

HO VISSUTO AFFAMATO DEL SUO MAGISTERO

padre Aldo Trento

BENEDETTO XVI

La decisione del Santo Padre, dopo alcuni istanti di smarrimento, grazie a quanto ci ha detto Julián Carrón mi ha colmato di stupore e di silenzio. E quello che mi era apparso come un terremoto, che mi aveva privato di ogni certezza, si è trasformato in una provocazione: ma io in chi pongo la mia consistenza? Chi è il mio centro affettivo, qual è la ragione della mia vita? La decisione del Papa si basa su risposte chiare a queste domande. «L’incredibile libertà di un uomo afferrato da Cristo», ha scritto Carrón. «Un uomo afferrato da Cristo» come san Paolo, o dal Mistero, come Abramo, Giacobbe, Mosè, uomini educati a vivere stando con lo sguardo, l’intelligenza e il cuore di fronte alla grande Presenza. Benedetto XVI mi ha testimoniato questa libertà di lasciarsi guidare dalla voce del Mistero, vivendo intensamente, attraverso la preghiera e il silenzio, la realtà, il luogo dove il Mistero è divenuto un Tu in Cristo Gesù. 
Durante questi anni di Pontificato ho percepito con stupore la sintonia tra il suo magistero, espressione della sua vita di fede, e il carisma del Servo di Dio don Giussani. Ciò che mi ha segnato profondamente, dando un gusto nuovo alla mia vocazione missionaria, è stata la centralità di Cristo, espressa in modo profondo e commovente già nelle sue prime parole, in cui ci invitava a non aver timore di Cristo, ma a riconoscere in Lui l’Unicum che comprende pienamente l’uomo rivelandogli ciò che ha nel cuore. Cristo non solo non ci toglie nulla, ma ci dà tutto. 
Questa certezza, che ha sempre mosso la sua vita, ha trovato in me non solo l’unica ragione della mia vita, la sua consistenza, la sua gioia, ma è stata anche l’origine di una passione missionaria senza precedenti. Quante volte tornando a casa dopo un lungo viaggio attraverso il Paraguay e contemplando per tutto il cammino l’immensa pianura costellata di case, mi ritrovavo a piangere al pensiero che Cristo non era ancora arrivato là!
Ho vissuto affamato del suo magistero al punto che - senza badare al costo - ho deciso di pubblicare ogni mese tutto ciò che il Santo Padre diceva, poiché ero certo che fosse l’unico strumento in un Paese e in un Continente dove non esiste quella tradizione romana che avrebbe potuto educare il mio popolo alla fede vissuta come un Avvenimento, superando quel moralismo pauroso ed asfissiante della vita. La passione del Santo Padre per Cristo si esprime come passione totale per l’uomo, per il cuore dell’uomo. In questo senso il suo sguardo alla realtà e a tutto ciò che nasce da un amore grande alla realtà mi costringe a domandarmi, per esempio se la clinica è veramente un luogo di evangelizzazione, come lui ha affermato nell’ottobre 2012 alla conclusione di un Congresso medico celebrato a Roma. O come quando nel suo messaggio per la Giornata mondiale del malato, celebrata nel suo amato santuario di Altötting, in Germania, ha ricordato che dobbiamo «riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo». Sono provocazioni che mi hanno sempre educato a nutrire una grande passione affinché ciò che Dio ha operato nella mia vita e mediante la mia umile persona possa essere segno della Sua gloria nel mondo. 
Osservandolo e seguendolo come un figlio ho imparato a sentire il bisogno del silenzio, di quel silenzio pieno della Presenza di Cristo. Ho gustato ogni giorno di più la bellezza e l’amore per Cristo presente nell’Eucarestia, fino a che questa è diventata la guida e il fondamento della mia vita e di tutti i miei gesti. La modalità con cui vivevo la liturgia, momento culminante della preghiera e fonte della bellezza che raduna in armonia tutte le cose, mi ha portato a vivere ogni cosa con una tensione all’Infinito che mi consentiva di curare ogni particolare, favorendo il cammino educativo di tutti. Infine da Benedetto XVI ho imparato, come da don Giussani, che il vertice della carità è la bellezza, l’unica capace di risvegliare il cuore assopito, anestetizzato, dell’uomo di oggi.

© Copyright Tracce marzo 2013

7 commenti:

laura ha detto...

Ora sembra finito tutto. Anche io son stata e resto smarrita. Molto difficile restare saldi nella fede senza Papa Benedetto. Viviamo un momento in cui bisogna credere sena vedere, né ascoltare e affidarsi. Sembra che nei momenti di maggiore difficoltà manchi l'essenziale. Non riuscirò mai ad abituarmi elala situazione che stiamo vivendo e all'invisibilità di Papa Benedetto

Anonimo ha detto...

Mi piace l'espressione usata nell'articolo: "affamato del Magistero di Benedetto XVI". Da' l'idea della ricerca continua della parola e dell'opera del Papa, che sempre deve trasmettere la bellezza dell'amicizia con Cristo. Anch'io in questi anni ho avuto questa "gioiosa inquietudine" nel seguire il magistero di Benedetto. Ora non è più così. Le cose sono cambiate. Penso anche che le parole di Papa Francesco siano accompagnate da troppe celebrazioni. Bisogna superare questo schermo di ubriacature mediatiche e guardare all'essenziale,evitando le interpretazioni (come ci ha insegnato Ratzinger-cercatore della Verità) con il rispetto che al Papa è sempre dovuto. Ma il sentimento che c'è stato in questi otto anni non è ripetibile.

Giorgia

Biancamargherita ha detto...

E' vero questi anni non si ripeteranno più ma non dobbiamo mollare altrimenti l'insegnamento di Benedetto sarebbe stato vano. Porto nel cuore un peso enorme, non passa giorno che io non pianga ma sto imparando un'altra via che è quella della preghiera intensa in comunione profonda con papa Benedetto. Non c'è altra strada, non possiamo tornare indietro...ma andiamo avanti come diceva spesso l'amato papa. E' necessario imparare ad utilizzare in modo positivo questo dolore "poiché l'amore implica le trasformazioni feconde causate dalla sofferenza" Joseph Ratzinger 15 settembre 1991 Abbazia Mariawald

Anonimo ha detto...

io mi chiedo laura, quelli che rimangono saldi nella fede anche con papa francesco, sono dei fenomeni o dei sempliciotti?

Anonimo ha detto...

Il problema è che il tasso alcolemico dell'ubriacatura aumenta ogni giorno di più,che non è permesso di, non solo dissentire,ma esprimere un parere diverso che non sia estatico,la cosa sta diventando insostenibile,mi dà il voltastomaco ascoltare commenti melliflui e sdolcinati,se era tutto questo paradiso in terra,perchè non eleggerlo nel 2005?Ah,già,dimenticavo,8 anni di sede vacante passati a far spalare escrementi allo spazzino anonimo di turno,poi licenziato in malo modo...sono al limite della sopportazione,mi fanno soprattutto vomitare gli uomini di chiesa....meglio che Benedetto se ne vada,ora si parla di ritorno in Vaticano a fine estate,per me mai più e mi brucia più della fiamma ossidrica negli occhi,lo costringeranno ad andare via,lo lasceranno solo come un cane,tagliato fuori da tutto,non riesco a rassegnarmi....GR2

nonno ha detto...

Uno può restare nella fede adorando Gesù anche senza partecipare all'adorazione collettiva per Francesco. Sarò fuori moda ma a me hanno insegnato a rispettare per quanto possibile il Papa ma ad adorare solo Cristo. Ora sullo stare accanto al Papa il più possibile sono in difficoltà, anche perché la croce la percepisco da un'altra parte. Mica ho la pretesa di essere nel giusto, ma rivendico la libertà di dirlo, come nella Chiesa è sempre successo, soprattutto con i papi postconciliari. O magari proprio col Papa considerato più conciliare di tutti non si può dire?

un passante ha detto...

scusate l'OT, ma questa foto con la stretta di zampa al gatto è bellissima