sabato 20 aprile 2013

Il monastero Mater Ecclesiae e la «missione specifica» che Benedetto XVI ha deciso di assumere direttamente sulle proprie spalle (Galeotti)

Il Mater Ecclesiae fu pensato e voluto da Giovanni Paolo II alla fine degli anni Ottanta

Un monastero in Vaticano

di Giulia Galeotti

In questi giorni di aprile un sole benevolo ha accompagnato gli ultimi interventi di ristrutturazione in un monastero unico nella cristianità per collocazione e carisma. Unico in quel che sarà, ma anche unico in ciò che è stato nella sua breve ma, insieme, antica storia.
Il monastero Mater Ecclesiae è qui, moderno e regolare, quasi al centro del minuscolo territorio vaticano. Dinnanzi, un raro esemplare di Erythrina crista-galli, il cosiddetto albero del corallo originario di Argentina, Uruguay, Brasile e Paraguay, con le sue inconfondibili infiorescenze rosso vivo.
«Scopo specifico di questa comunità è il ministero della preghiera, dell'adorazione, della lode e della riparazione. Per essere così preghiera orante nel silenzio e nella solitudine, a sostegno del Santo Padre nella Sua quotidiana sollecitudine per tutta la Chiesa». Così si legge negli statuti di fondazione del monastero, pensato e voluto oltre vent'anni fa da Giovanni Paolo II, a mezza costa del colle vaticano, nella parte che digrada verso la basilica, tra l'odierno viale dell'Osservatorio e le antiche mura leonine.
Era il 13 maggio 1994: quel giorno, nei giardini vaticani, la neonata comunità femminile di vita contemplativa assumeva su di sé un compito nuovo ma al contempo antico. In forma inedita, infatti, il Mater Ecclesiae si inseriva nella lunga tradizione di donne che -- sin dal Calvario -- hanno sostenuto, pregando, il cammino di Gesù, prima, e poi degli apostoli e dei successori di Pietro.
I primi studi per il progetto erano stati avviati nel 1989, mentre datano al 1992 i lavori veri e propri per convertire in monastero di clausura -- e ampliare con un nuovo corpo di fabbrica -- la palazzina prescelta. Costruita a inizio del Novecento e conosciuta come Casetta Giardini, il piccolo e semplice edificio era stato pensato per la gendarmeria. Poi, la destinazione è cambiata più volte, da residenza dei gesuiti direttori della Radio Vaticana a sede di uffici.
Tra cappella, coro, laboratorio, cucina, refettorio, celle, biblioteca, piccola foresteria, parlatorio, infermeria e altri locali di disimpegno, ciclicamente la comunità femminile ospitata sarebbe variata: si decise infatti che il convento avrebbe ospitato a rotazione ogni cinque anni (poi scesi a tre) una comunità religiosa di clausura e di dedizione alla vita contemplativa, scelta dal Papa su indicazione della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
Parte importante della struttura, il piccolo orto adiacente, per diciotto anni dissodato, curato, coltivato e amato dalle religiose per rifornire la tavola del Pontefice e la loro. Verdura e frutta fatte crescere in modo naturale, ma anche marmellate e conserve. Nel segno della preghiera e del lavoro, le religiose si sono adoperate tra l'altro per il restauro di pergamene, la confezione di mitrie e casule per i vescovi e per il Papa, la cura delle sue vesti, il ricamo. Con un amore tutto particolare per la coltivazione dei fiori: tra i preferiti di Benedetto XVI, le profumatissime rose bianche dedicate al suo predecessore.
Dal 1994 al 2012 si sono dunque succeduti nel monastero vaticano quattro tra i più noti ordini claustrali: clarisse, carmelitane scalze, benedettine e visitandine. E se ciascuno di loro ha portato il proprio spirito e tradizioni, lo ha fatto però osservando regole e costituzioni in diretta dipendenza dal Papa. E sotto l'egida di Maria, raffigurata al culmine della facciata esterna del monastero. Questo legame con la Vergine madre della Chiesa sarà poi ribadito solennemente in due occasioni: nell'anno del giubileo e nel 2006; nel venticinquesimo anniversario dell'attentato a Papa Wojtyła, infatti, il Mater Ecclesiae accolse l'immagine della Madonna di Fátima.
Nella tarda mattinata di venerdì 13 maggio 1994, giorno dell'anniversario delle apparizioni ai tre pastorelli e dell'attentato in piazza San Pietro, giunsero le clarisse. Manifestazione della internazionalità espressamente voluta da Giovanni Paolo II, le sette religiose arrivarono da Nicaragua, Italia, Croazia, Bosnia, Canada e Filippine. L'ottava, ruandese, fu temporaneamente bloccata dalla guerra che dilaniava il suo Paese. Cinque anni dopo, il 15 ottobre -- giorno della memoria liturgica di santa Teresa di Gesù -- fecero il loro ingresso nove monache carmelitane scalze; provenivano da Italia, Spagna, Polonia, Belgio e Israele.
Nel 2004 fu quindi la volta di otto monache benedettine, giunte da Filippine, Italia, Francia e Stati Uniti. Il loro ingresso avvenne il 7 ottobre, memoria liturgica della beata Maria Vergine del Rosario. Benedetto XVI celebrò due volte la messa da loro e con loro, alle 7.30 del mattino, ogni volta in un clima di grande gioia. La festa del 7 ottobre fu scelta anche cinque anni dopo, nel 2009, in occasione dell'ultimo passaggio di testimone, quando fecero il loro ingresso nel monastero le visitandine, a cui il Papa diede pubblicamente il benvenuto il successivo 24 novembre. Erano sette le religiose dell'ordine della Visitazione di Santa Maria (fondato da Francesco di Sales e da Jeanne-Françoise Fremyot de Chantal): sei spagnole e un'italiana. «La vostra preghiera, care sorelle, è molto preziosa per il mio ministero» disse loro il Papa quella domenica, dopo aver recitato la preghiera mariana dell'Angelus.
Nei suoi diciotto anni di vita, dal monastero Mater Ecclesiae è dunque brillata la ricchezza e la varietà della Chiesa. Nella vocazione e nella provenienza geografica, si è manifestata la sua autentica cattolicità. Visitate quotidianamente da cardinali, vescovi, religiosi e laici, negli anni le religiose hanno raccontato la profondità di un'esperienza ineguagliata di Chiesa, di vicinanza al Pontefice e di condivisione comunitaria. Preghiera, incontro, sguardo sul mondo e sulla cristianità con occhi differenti: nella riscoperta del proprio carisma e della dimensione universale della Chiesa.
Quando Papa Ratzinger «è venuto da noi per la prima volta -- raccontò nel 2008 la priora benedettina madre Maria Sofia Cichetti al nostro collega Nicola Gori -- ci ha chiesto con molta umiltà e con sofferenza paterna di pregare in particolare per lui, perché, disse, “la croce del Papato è talvolta pesante e quindi da solo non ce la faccio a portarla. Ho bisogno del sostegno e della preghiera di tutta la Chiesa, ma in particolare (…) di voi che avete questa missione specifica”».
Cinque anni dopo Benedetto XVI ha deciso di assumere direttamente sulle proprie spalle quella «missione specifica». E da quello stesso monastero dove tanto si è pregato per lui, sarà lui a pregare per il suo successore e per la Chiesa tutta.
A Pietro che secondo il vangelo di Matteo (19, 27-29) gli chiede cosa ne avremo, noi che «abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito», Gesù risponde: «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà la vita eterna».

(©L'Osservatore Romano 21 aprile 2013)

13 commenti:

sonny ha detto...

Buonasera Raffaella. Visto quello che è successo con la rielezione di Napolitano, mi faccio un film da sola e chiedo formalmente a Papa Benedetto di ritornare. Almeno lasciatemi sognare!!!

Anonimo ha detto...

Spero si rifaccia un pò,pregherò più intensamente per lui,intanto l'ho rivisto su tv 2000, un'omelia bellissima sul buon pastore,che nostalgia delle sue spiegazioni dotte e allo stesso tempo semplici,piane....GR2

laura ha detto...

Spero che le Sue preghiere continuino a guidare la Chiesa. Considero questa missione l'atto di offerta estremo. Benedetto XVI si è spogliato davvero di tutto per essere solo con il Signore e per il Signore.

Raffaella ha detto...

:-)))

Anonimo ha detto...

Oh i monasteri,Scopo specifico di questa comunità è il ministero della preghiera, dell'adorazione, della lode e della riparazione.e la vergine maria ,il grande amore di tanti santi, sante e tanti fedeli.il modo di servire, di queste persone,monaci e monache,e´ alla maniera di maria ,inavvertito, quasi mai appariscente.qualcuno diceva come l´aria che ci circonda, la respiriamo senza rendercene conto, eppure non ci e´ solo utile, ma necessaria.

la Vergine Maria, dopo che il figlio suo Gesù fu deposto nel sepolcro, mai se ne allontanò, come affermano alcuni, ma restò sempre lì a vegliare in lacrime, finché per prima lo vide risorgere: per questo i fedeli festeggiano in suo onore il giorno di sabato

Testo preso da: Sabato Santo, sabato di Maria http://www.cantualeantonianum.com/2012/04/sabato-santo-sabato-di-maria.html#ixzz2R1t04sXd
http://www.cantualeantonianum.com
anonima

Biancamargherita ha detto...

Quanto vorrei rivederlo per sapere come sta realmente!!!

Dante Pastorelli ha detto...

Ora, forse, nel nuovo clima pontificio, continueranno a curar l'orto, ma non avranno più da ricamare e impreziosire mitrie, casule ecc., diventate del tutto superflue.

Anonimo ha detto...


Papa Benedetto continua la sua missione in silenzio. Papa Francesco sta adottando la via del silenzio su temi di conflitto...eppure il male avanza (vedi Francia).
In Italia rieleggono Napolitano....come se tutto fosse normale o già previsto. Cosa sta succedendo?

Anonimo ha detto...

Si sa quando il papa ritornerà in Vaticano?

Raffaella ha detto...

Dovrebbe tornare a fine mese o all'inizio di maggio ma non ci sono notizie precise.

Felice per la rielezione di Napolitano. Preferivamo Prodi? Io no...non ho dimenticato il "caso" Sapienza.
R.

Anonimo ha detto...

Abbiamo evitato Rodotà,ma la Cei dovrebbe stare zitta e non dare consigli a vanvera ai 'cattolici'che devono scegliere per chi votare,qui siamo al meno peggio,ma per poco....

Raffaella ha detto...

Personalmente dalla Cei non accettero' piu' il benche' minimo consiglio.
R.

Eugenia ha detto...

Ci mancherebbe accettare direttive dalla Cei vade retro!